VOGLIAMO LA PATRIMONIALE - E' ORA CHE PAGHINO I RICCHI CON UN’IMPOSTA SUI GRANDI PATRIMONI IMMOBILIARI E FINANZIARI SOPRA GLI 800.000 EURO IL CONTRASTO ALL’EVASIONE FISCALE LA TASSAZIONE DELLE SPECULAZIONI FINANZIARIE POSSIAMO AVERE 100 EURO IN PIÙ AL M...ESE per le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, diminuendo le tasse. 500 EURO AL MESE DI REDDITO SOCIALE per le disoccupate e i disoccupati. 1 MILIARDO PER GLI ASILI NIDO 1 MILIARDO PER LE PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI 1 MILIARDO PER I SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI 1 MILIARDO PER IL DIRITTO ALLA CASA LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO IN ITALIA È PARTICOLARMENTE INGIUSTA! LA DISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA È ANCORA PIÙ INGIUSTA! L’Italia è il sesto tra i 30 paesi Ocse per maggiore livello di disuguaglianza, ed è quello in cui la distanza tra il reddito medio e il reddito del 50% più povero della popolazione è cresciuta di più negli ultimi 15 anni. PERCHÉ? Perché dal 1976 al 2006 la quota dei redditi da lavoro sul Pil è scesa di 10 punti, più di quanto è avvenuto negli altri paesi. Questo, a causa dei processi di ristrutturazione, dell’erosione della contrattazione collettiva, della precarietà del lavoro. Anche il fisco ha avuto un ruolo negativo. Secondo l’Ires Cgil dal 1980 al 2009 l’incremento della pressione fiscale sul lavoro è stato di oltre 12 punti percentuali, generando una perdita di 3285 euro annui, pari a 274 euro mensili. La perdita cumulata in questi 29 anni per ogni lavoratore è stata di 52.680 euro. La perdita complessiva di tutti i lavoratori è stata di 870 miliardi di euro. Oggi i salari delle lavoratrici e dei lavoratori italiani sono al 23° posto tra i 30 paesi Ocse. Il salario netto di un lavoratore medio nel 2009 è stato di 1260 euro. Significativamente inferiore per le donne, mentre i giovani sono i più penalizzati. CHI È STATO AVVANTAGGIATO? Profitti, rendite, compensi dei grandi manager. Dal 1995 al 2008 i profitti netti delle maggiori imprese industriali italiane sono aumentati del 75,4%. La quota di investimenti in rapporto ai profitti è però scesa negli ultimi trent’anni del 38,7%. In sostanza la ricchezza prodotta si è trasferita alle rendite che infatti dal 1990 al 2009 sono cresciute dell’87% e nei compensi dei grandi manager passati da 35 volte il salario medio nel 1980 a 350 volte agli inizi del 2000. Secondo i dati della Banca d’Italia il 10% più ricco della popolazione possiede il 45% della ricchezza immobiliare e finanziaria complessiva, mentre il 50% più povero non ne possiede che il 9,8%. Un altro dato è ancora più clamoroso: l’1% delle famiglie, quelle ricchissime, detiene una quota di patrimonio (il 13%) uguale a quella posseduta dal 60% delle famiglie. I patrimoni dei ricchissimi sono aumentati durante la crisi. Per fare un esempio, il patrimonio di Silvio Berlusconi è passato dai 6,5 miliardi del 2009 ai 9 miliardi nel 2010! LA SOLUZIONE C’È! Per rimediare a questa situazione è necessario un insieme di interventi, sul terreno delle politiche industriali del contrasto della precarietà del lavoro, della riconquista e del rafforzamento della contrattazione collettiva, di segno opposto a quelle del governo Berlusconi e di Confindustria. Ma molto si può fare sul terreno fiscale che è una causa decisiva dell’attuale situazione di gravissima iniquità. Perché mentre aumentava il carico fiscale sui redditi da lavoro, l’Italia, negli ultimi 15 anni, diversamente dai maggiori paesi europei, ha ridotto le imposte sui patrimoni. Perché le rendite finanziarie sono tassate la metà dei redditi da lavoro. Perché l’evasione fiscale è altissima, intorno ai 125 miliardi di euro annui. VA ISTITUITA UN’IMPOSTA SUI GRANDI PATRIMONI IMMOBILIARI E FINANZIARI. UN’IMPOSTA DELL’1% OLTRE GLI 800.000 EURO COLPISCE IN PARTICOLARE L’1% DELLA POPOLAZIONE CIOÈ I RICCHISSIMI E TOCCA CON IMPORTI MODESTI MENO DEL 10% DELLE FAMIGLIE PIÙ RICCHE. PER UN PATRIMONIO FAMILIARE DI 900.000 EURO COMPORTA UNA TASSA ANNUA DI 1000 EURO. IL GETTITO È DI CIRCA 18 MILIARDI ANNUI. VA RECUPERATO ALMENO IL 10% DELL’EVASIONE FISCALE ANNUA. VA PORTATA LA TASSAZIONE DELLE RENDITE FINANZIARIE AL 20% CIOÈ AL LIVELLO DELLA MEDIA EUROPEA E ISTITUITA UN’ALIQUOTA AL 50% PER I REDDITI SUPERIORI AI 150.000 EURO. 4 VANNO TASSATE ALLO 0,05% LE TRANSAZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI A BREVE TERMINE, CIOÈ I FLUSSI SPECULATIVI DI CAPITALE. Queste misure producono un gettito di quasi 40 miliardi da destinare alle principali emergenze sociali del paese PER LAVORATRICI E LAVORATORI DIPENDENTI, PENSIONATI, COLLABORATORI Con una RIFORMA DELL’IRPEF che abbassa la prima aliquota dal 23 al 20%, che porta vantaggi a tutti i contribuenti e in particolare a tutte le lavoratrici e i lavoratori con redditi più bassi (dipendenti, autonomi, parasubordinati) e ai pensionati. A questo intervento va aggiunto l’incremento delle detrazioni per lavoratori dipendenti, pensionati, collaboratori a partire dai redditi più bassi, l’unificazione della no tax area (con l’equiparazione dei pensionati ai redditi da lavoro), uno strumento unico che unifichi, aumentandoli, detrazioni e assegni familiari per i figli a carico. Il costo di questo intervento è di circa 20 miliardi di euro. PER I DISOCCUPATI E LE DISOCCUPATE Istituendo un Fondo Nazionale per il finanziamento del REDDITO SOCIALE, da distribuire ogni anno alle Regioni. Per disoccupati, inoccupati, lavoratori precariamente occupati, lavoratori privi di retribuzione per aspettativa per gravi ragioni familiari. I requisiti per l’accesso sono fissati in un reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro nell’anno precedente, nell’iscrizione alle liste di collocamento dei centri per l’impiego, nella residenza in Italia da almeno 2 anni. Con 13 Miliardi di fondo è garantita la copertura di tutti i disoccupati, censiti in 2.147.000 persone dall’ultima rilevazione Istat. L’importo del reddito sociale è fissato in 500 euro mensili di erogazione monetaria per i disoccupati e nell’integrazione del reddito fino a 8000 euro annui per i lavoratori precari. Le regioni integrano l’erogazione monetaria con un pacchetto di servizi gratuiti. Questo intervento, a carico della fiscalità generale, non è sostitutivo degli ammortizzatori sociali, da riformare secondo la proposta presentata dalla CGIL, che aumenta significativamente importi e coperture e si autofinanzia con il meccanismo contributivo. A questo intervento vanno destinati 15 Miliardi di euro. PER LE POLITICHE SOCIALI Ripristinando il Fondo per le PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI, a cui va destinato 1 miliardo di euro. Destinando 1 miliardo al Fondo nazionale per le politiche sociali, per mantenere i SERVIZI TERRITORIALI essenziali e garantire il lavoro di migliaia di operatori sociali. Destinando 1 miliardo per gli ASILI NIDO per 3000 asili nido in più, 90.000 bambini beneficiari, 20.000 nuovi posti di lavoro. Destinando 1 miliardo per il DIRITTO ALL’ABITARE. Per il fondo sociale per l’affitto e un piano di edilizia residenziale pubblica. Ripristinando lo stanziamento di 100 milioni per l’inclusione dei migranti. IL COMPLESSO DI QUESTE PROPOSTE AVREBBE UN EFFETTO DI CONTRASTO ALLA CRISI E DUNQUE DI INCREMENTO COMPLESSIVO DELLE ENTRATE DELLO STATO. CON UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA, UN NUOVO WELFARE PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DELLA VITA DELLE PERSONE.
di: Rifonda Carovigno( PUBBLICATA SU FB)
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