Sono arrivati alla sesta settimana di proteste svolte sempre in forme pacifiche suscitando attenzione e simpatia da parte dei media e dell'opinione pubblica, ma ora gli indignati del movimento Occupy Wall Street iniziano a fare i conti con la repressione. Come abbiamo scritto oggi è Oakland, in California, il centro dove lo scontro è piu' duro. Nella città martedì la polizia ha effettuato un centinaio di arresti senza un reale motivo. Gli attivisti del movimento in queste ore, hanno lanciato un appello per uno sciopero generale il 2 novembre, dopo che negli scontri con gli agenti è rimasto gravemente ferito uno dei manifestanti, il 24enne Scott Olsen, un ex marine veterano della guerra in Iraq. Olsen si trova adesso in ospedale in condizioni gravissime, con il cranio fratturato a causa di un oggetto che, secondo l'associazione dei «Veterani dell'Iraq contro la guerra», sarebbe stato lanciato dalla polizia nel corso degli scontri. L'eco degli scontri di Oakland è rimbalzato in tutti gli Stati Uniti. Gli indignati di New York hanno organizzato ieri sera una marcia di protesta in segno di solidarietà con i loro compagni californiani. Lo stesso è accaduto a Portland, nell'Oregon, dove sono scesi in piazza un migliaio di iscritti al sindacato Afl-Cio. E' una novità ed un salto di qualità importantissimo la richiesta dello sciopero generale da parte degli indignati, vuol dire che ci troviamo di fronte ad una protesta in grado di politicizzarsi e maturarsi in tempi estremamente brevi. Negli Usa di fatto non si vedeva una cosa del genere da decenni, addirittura dovremmo risalire ai primi del 900 per rintracciare il filo rosso con una lotta di classe che in america ha conosciuto stagioni gloriose, poi interrotta e cancellata con violenza e repressione di stato. Più in generale, fa notare il New York Times riportato dall'agenzia adn kronos, il movimento Occupy Wall Strett sta mettendo i sindaci delle città americane di fronte a un dilemma politicamente spinoso: continuare a tollerare assembramenti e occupazioni, o ristabilire la propria autorità sugli spazi pubblici illegalmente occupati dagli indignati. A leggere meglio quanto succede negli USA si capisce quanto flebile sia la democrazia a stelle e strisce, sempre pronta a far guerre in mezzo mondo per affermare la libertà quanto pronta a reprimere ogni forma di dissenso interno non metabolizzabile dal sistema. L'atteggiamento più aggressivo mostrato martedì dalla polizia di Oakland e la reazione da parte degli indignati, potrebbero essere un segno che ne amplifica altri, un punto che descrive un possibile salto di qualità nella radicalizzazione delle proteste. Tutto questo avviene mentre un'analisi del Congresso Usa ha rivelato che il reddito degli americani più ricchi, l'1% della popolazione Usa, negli ultimi 30 anni è cresciuto del 275% . Allo stesso tempo, il 20% degli americani più poveri, ha visto il proprio reddito aumentare appena del 18%. Sai che ridere se gli scoppia una rivoluzione in casa allo Zio Sam.
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