Il fondamento del
buddhismo è l’impegno a superare il nostro attaccamento alle cose e il rifiuto
del loro divenire. Buddha individuava persino nell’amore, una delle cause della
nostra sofferenza, da cui dovremmo liberarci.
Da allora, non c’è
stato luogo che abbia frequentato e dove si praticava meditazione buddhista, in
cui qualcuno non abbia posto la domanda: Buddha aveva ragione, anche l’amore è
insano?
Ecco, io credo che
il fatto che nessuno vuole crederci è già un segnale del problema.
Non si tratta solo
della coppia, ma proprio dell’amore in generale. Non una sola volta, quando ho
scritto qui di narcisismo deviato nella coppia, qualcuno non abbia fatto notare
che ne esiste uno analogo anche relativo a genitori e figli.
E in effetti, già
in precedenza ho scritto che ho notato che chi arriva a cercare un po’ di pace
a una seduta sul cuscino, ha ben più spesso problemi irrisolti e ormai
insuperabili con i figli o con i genitori, più che con il partner.
Ancora oggi, il
pilastro fondamentale della società è considerato la coppia e la famiglia.
Senza di questo, persino parlare di democrazia e di legge sarebbe poco efficace
per il corretto sviluppo della società.
E allora mi pare
quanto meno ovvio che Buddha abbia identificato nella nostra vita di relazione
e in particolare relazione intima, il principale crogiolo di dolori infiniti.
Dopo anni di
meditazione, provai a formulare io stesso una risposta alla domanda. Se
abbandoniamo la radicalizzazione dell’amore romantico e dell’amore tantrico, se
smettiamo di considerarli ideologici, forse potremmo arrivare a rispondere che
l’amore provoca sofferenza perché ne conserviamo una definizione insana a causa
dei continui condizionamenti che l’amore subisce.
C’è però una
tragedia nel dramma. Che quando cerchiamo di definire l’amore incondizionato,
finiamo in quella che Bert Hellinger giudicò come una favola della buona notte:
pretendiamo di amare qualcuno senza aspettarci nulla in cambio.
Bella fesseria!
Che si parli di coppia o di famiglia.
Quello che secondo
me, invece ci condiziona davvero, è l’attaccamento insano che abbiamo nei
confronti della vita e non dell’amore. Nella vita non c’è solo l’amore, giusto?
Ad esempio, c’è il lavoro e ci sono i soldi.
Voi amereste
qualcuno che non è in grado di garantire la collaborazione all’accumulo del
sostentamento?
No!
Ed è solo
l’esempio meno drammatico.
Il risultato lo
possiamo vedere nei romanzi dell’800 oppure nelle grandi tragedie già greche,
per fare esempi evidenti.
Dopo secoli e
secoli di sviluppo e progresso, l’unica cosa in cui non abbiamo fatto progressi
è l’instaurazione di relazioni sentimentali e affettive di tipo disfunzionale.
Il problema non è che non dovremmo aspettarci nulla in cambio, il problema è
che noi non pretendiamo in cambio l’amore all’amore ma tutto il resto. Ecco, è
quel resto che è disfunzionale.
Dicevo, ho fatto
l’esempio meno drammatico. Faccio adesso l’esempio peggiore. Il tempo.
Ecco, il tempo è
la nostra più grande sorgente di disfunzionalità.
Da quando sono
divorziato, è ovviamente aumentata la mia frequentazione di donne sole. Tra le
esperienze, ricordo una che mi raccontò di aver provato a portare il compagno
in casa. Ogni volta che rientrava da lavoro o da compere o un giro con le
amiche, suo figlio le mentiva sul fatto che il compagno lo picchiava. Non era
mai successo.
Lo capite da soli
che è inutile prendersela col bambino in sé. Quello che veramente mi pare
importante, è l’esistenza del legame disfunzionale. Il compagno toglie tempo al
bambino da passare con la madre. Chi lo aveva convinto che il tempo era solo
per lui, se non la madre? Che nell’affrontare la solitudine imprevista del
divorzio, aveva riversato nel figlio tutto l’amore, compreso quell’amore di cui
il bambino non doveva assolutamente essere riguardato. La relazione si
interruppe perché il compagno esasperato andò via. Che in effetti è ancora una
persistenza di una relazione insana perché a rigor teorico, ma solo teorico
purtroppo, lasciare che il figlio percorra le sue delusioni e le sue
frustrazioni garantendo un dialogo costruttivo sul fatto che in realtà non ha
nulla da temere, dovrebbe (dovrebbe) far parte di un percorso educativo.
Non avviene e il
risultato è che l’amore risulta condizionato da decine di fattori che d’amore
non sanno affatto. In generale, tutta la gelosia è sostanzialmente un rifiuto
di farsi togliere tempo per la propria soddisfazione o peggio, per la
soddisfazione della propria paura di non vivere più.
La sofferenza è
servita.
Vogliamo parlare
dei tradimenti?
Perché sono
aumentati di almeno quattro volte, a partire dagli anni’90? (è vero sapete…)
Perché con gli
anni ’90 è partito un processo edonista, per il quale si ritiene possibile
vivere la vita senza soffrire e senza impegni particolari. Tutti hanno diritto
ad essere felici. Cosa che ha detto a parole sue anche Buddha, solo che lui non
aveva mai detto che il risultato ci sarebbe piovuto dal cielo se solo ci
credevi. Essere felici non è una fede, ma un impegno. Paradossalmente.
Se aggiungiamo
l’ingresso del virtuale e delle “connessioni” al cellulare (l’amore liquido di
Bauman), ecco servito il diritto all’amore senza obblighi. E chi ci resiste in
una famiglia, se ti convinci che tu hai diritti ma non obblighi verso te stesso
e l’ambiente che stai aiutando a costruire?
Il tradimento è
servito.
Non esiste
condizionamento all’amore peggiore del tradirlo.
Il fondamento del
buddhismo è che dobbiamo superare la paura di perdere e in particolare, di
perdere il tempo che ci resta da vivere. Tutti possono essere felici, a patto
che lascino andare il tempo che passa.
Buongiorno
Luca Scarano