Le persone intelligenti tendono
sempre, inesorabilmente, a sottovalutare i rischi connessi alla stupidità,
senza rendersi conto, che la stupidità sarebbe ancora più pericolosa della
crudeltà che può essere prevista e affrontata.
Forse allo scopo di esorcizzarne il
timore, da sempre si tende a rappresentare la stupidità in chiave comica. Sono
stupidi molti protagonisti di commedie di successo, alcune figure della
letteratura, sono stupidi i carabinieri protagonisti di molte barzellette, e lo
sono molto spesso gli asini delle favole, da quello di Buridano al ciuco in cui
si trasforma Pinocchio quando smette di studiare per poter solo gozzovigliare.
“La stupidità ha un suo fascino, ed è
persino riposante” scriveva lo scrittore e umorista Ennio Flaiano.”Le persone e
i libri più sciocchi sono quelli che più ci ammaliano, che più ci tentano e che
ci tolgono ogni difesa”.
Ma attenzione: ridere della stupidità
potrebbe renderla “simpatica” e quindi portare a sottovalutarla ulteriormente.
Se infatti nella finzione lo stupido è perfettamente riconoscibile come tale,
ben diversa è la situazione nella realtà.
La stupidità, anzitutto, è
inconsapevole e recidiva. Il pericolo della stupidità deriva anche dal fatto
che lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce a dare maggiore forza
ed efficacia alla sua azione devastatrice. Lo stupido infatti non riconosce i
propri limiti, resta fossilizzato nelle proprie convinzioni, non sa cambiare.
Nell’ambito clinico la stupidità è la malattia peggiore, perché è inguaribile.
Lo stupido è portato a ripetere sempre gli stessi comportamenti perché non è in
grado di capire il danno che fa e quindi non può autocorreggersi.
La stupidità è anche contagiosa.
Questo spiega anche come interi popoli possono essere facilmente condizionati a
perseguire obiettivi folli. Un fenomeno ben noto in psicologia. Il contagio
emotivo proprio del gruppo diminuisce le capacità critiche, crea corto-circuiti
cognitivi. Si verifica la cosiddetta “polarizzazione della presa di decisione”,
si sceglie la soluzione più semplice, che spesso è anche la meno intelligente.
Oltre alla collettività, c’è un altro
fattore che sembra amplificare la stupidità: il trovarsi in una posizione di
comando. “Si paga caro l’acquisto del potere: il potere rende stupidi” scriveva
il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche. Perché? Le persone al potere sono
spesso indotte a pensare che proprio perché sono al potere sono migliori, più
capaci, più intelligenti, più sagge del resto dell’umanità. Inoltre sono
circondate da cortigiani, seguaci e profittatori che rinforzano continuamente
questa illusione. Così chi è al governo arriva a compiere le più grosse
sciocchezze in mezzo all’accondiscendenza generale: come nella favola
dell’imperatore che, convinto di indossare abiti bellissimi, sfilava invece tra
i suoi sudditi completamente nudo. Una favola che non esaspera poi tanto quello
che accade nella realtà. Spesso nella quotidianità accade anche a chi si crede
migliore degli altri.
Ma… e se lo stupido fossi io?
A questo punto urge una riflessione.
Poiché una caratteristica degli stupidi è non sapere di esserlo, se pensiamo di
non esserlo, non possiamo in realtà escludere che lo siamo, almeno qualche
volta o almeno sotto qualche aspetto. Ma quello di pensare che solo gli altri
siano stupidi è un circolo vizioso altrettanto stupido. Si può infatti arrivare
a convincersi che tutto sia stupido, e che al dominio della stupidità ci si
debba adeguare. Ma in questo modo si finisce per essere, o sembrare, stupido.
Invece in ognuno di noi c’è un fattore di stupidità che è sempre maggiore di
quello che pensiamo . E che probabilmente ha anche una sua funzione evolutiva:
serve infatti a farci compiere atti avventati, che in molti casi possono essere
più utili che il non fare nulla. La stupidità, insomma, ci permette di
sbagliare, e nell’esperienza dell’errore c’è sempre un progresso della
conoscenza. Nell’elogio della pazzia, Erasmo da Rotterdam sostiene addirittura
che senza certe stupidaggini non saremmo neppure venuti al mondo. La stupidità,
in quanto atteggiamento irrazionale, consente all’uomo di accettare sfide che
normalmente non accetterebbe. Il punto chiave, quindi, è riconoscere i propri
errori e correggersi. E’ invece pericoloso non sbagliare o illudersi di essere
infallibili, dire -ho sbagliato- non è solo onesto: è un modo intelligente per
ridurre il potere della stupidità. Il più stupido degli stupidi è chi crede di
non sbagliare mai.(Angela Baldi)
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