sabato 30 novembre 2013

Il racconto del Sole, di Lorenzo Colombo - Ep. 10 "Crisi di Mezza Età"



Da questo punto in avanti va tenuta a mente la legge base della vita di una stella: l'equilibrio tra la pressione di radiazione (l'energia che vuole fuggire e fa gonfiare la stella) e il collasso gravitazionale (l'attrazione della stella su sé stessa che la fa contrarre).

Mano a mano che il Sole matura aumenta la sua capacità di produrre energia. Questo si spiega in modo semplice: con il procedere della reazione di fusione nucleare quantitativi sempre più grandi di scorie, cioè elio inerte, vengono accumulati nel nucleo della stella. Lentamente la reazione di fusione si estende a strati più esterni del nucleo, mentre il centro di questo si intasa di elio. Di conseguenza il volume di Sole soggetto a fusione nucleare si espande continuamente nel tempo, aumentando quindi l'emissione di energia. Più energia significa più pressione di radiazione, e ciò si traduce in un aumento del raggio a temperatura superficiale costante.

Nel prossimo miliardo di anni il Sole aumenterà la propria luminosità e raggio del 10%, e tra 1,75 miliardi la fascia di abitabilità abbandonerà definitivamente l'orbita terrestre.

Ricordate Venere? Con una massa e composizione simili la Terra è destinata a fare la stessa fine. Il Sole è solo apparentemente stabile, e infatti questo lento aumento di luminosità è in opera dal momento stesso in cui si è acceso: si può tranquillamente dire che i dinosauri vedevano un Sole leggermente più piccolo, mentre i primi coloni della terraferma 500 milioni di anni fa avrebbero sicuramente notato la differenza rispetto al Sole odierno.

Inesorabilmente il Sole continuerà la sua espansione, e fra 5,5 miliardi di anni si sarà espanso del 40% con aumento della luminosità dell'80% o più. Questa fase è detta di subgigante, e possiede la classificazione di luminosità IV.

Su Marte si starà molto bene in questo periodo, ma non durerà molto. A questo punto la reazione di fusione nucleare si differenzierà nettamente tra un nucleo di elio inerte degenere (un particolare stato della materia ultracompatta) e un "guscio", in gergo "shell", di idrogeno in fusione.

La produzione di energia è talmente grande che il Sole nel miliardo di anni successivo comincerà ad espandersi vertiginosamente, fino a 100 volte il suo raggio attuale e a raffreddarsi, fino a circa 3500 K, aumentando la propria luminosità di circa 1000 volte.

La fascia abitabile verrà spinta prima a Giove, poi a Saturno e infine (la distanza della fascia va con la radice della luminosità) oltre Nettuno, accendendo ogni cometa del sistema solare. In questa fase Mercurio verrà inghiottito dalla stella in espansione e, per reazione di aerofrenaggio come con i paracadute, cadrà a spirale all'interno della stella, venendone completamente consumato.

È la prima fase di gigante rossa, detta di "Red Giant Branch", dalla forma che ha questa fase sul diagramma di Hertsprung-Russel. Il grosso cambiamento di equilibrio interno renderà la stella quasi totalmente convettiva, cioè sparirà la zona radiativa, e grosse quantità di elio verranno "dragate" in fotosfera dalla convezione. Tale fenomeno è detto "dredge-up" o appunto "dragaggio", e produce stelle con un'anomala presenza di elio in fotosfera che per molto tempo hanno stupito gli astrofisici.

Se esisterà ancora vita intelligente (non dico noi umani perché non ci arriveremo mai di questo passo) dopo essersi trasferita dalla Terra in fiamme su Marte la vita dovrà spostarsi da una luna di un Gigante all'altra, fino ad arrivare su qualche lontano corpo della fascia di Kuiper, per sopravvivere alla fornace.

Per il successivo miliardo di anni il Sole brucerà idrogeno a un ritmo forsennato, accumulando sempre più elio nel nucleo degenere, e cuocendo l'intero sistema solare a puntino. Quando si dice un padre di famiglia in crisi da pensione.

In questa fase il Sole è una gigante rossa , in classificazione spettrale si dice "M III", dove M indica una stella rossa e "III" è la terza classe di luminosità, la gigante. Tuttavia non tutto è perduto per la nostra stella...

(continua....)
— con Lorenzo Rínon Laitauron Colombo

mercoledì 27 novembre 2013

Confindustria: l'Italia uscirà dalla recessione, ma sulla ripresa peserà l'instabilità politica

(Sempre che ci sia ancora qualcuno che ci crede...io no)

"La precarietà politica interna espone l'Italia a una maggiore diffidenza degli investitori esteri, contribuendo a tenere alto lo spread", scrivono gli economisti del Centro studi Confindustria nel loro ultimo rapporto, ma sottolineano che le previsioni sul Pil sono migliorate, salendo da -1,9 a -1,6% per quest'anno e da +0,5 a +0,7% per il prossimo



Confindustria: l'Italia uscirà dalla recessione, ma sulla ripresa peserà l'instabilità politica
A fine anno l’Italia uscirà dalla recessione, ma la ripresa sarà lenta e buona parte del nostro futuro dipenderà dall’incognita politica, perché la stabilità su questo fronte è un fattore decisivo per far ripartire gli investimenti. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto del Centro studi Confindustria, che ha rivisto in positivo le stime sul Pil italiano nel breve e medio termine: le previsioni per quest’anno salgono da -1,9 a -1,6%, mentre quelle per il 2014 da +0,5 a +0,7%. Il primo incremento congiunturale arriverà già nel quarto trimestre del 2013 (+0,3%).

Non siamo però al riparo dai rischi. “La precarietà politica interna espone l'Italia a una maggiore diffidenza degli investitori esteri, contribuendo a tenere alto lo spread – scrivono gli analisti del Csc –, indebolisce le iniziative di modernizzazione del Paese, impedisce il pieno recupero di fiducia in un progetto Paese, tiene basse la competitività e la crescita potenziale”. Insomma, la “stabilità politica” è un elemento “cruciale, il primo tassello nel mosaico del rilancio”.

Fatta salva questa incognita, è possibile che i numeri finali dell’economia italiana siano ancora migliori delle stime pubblicate oggi. Gli economisti di via dell’Astronomia precisano che l'accelerazione dei pagamenti dei debiti della Pa nei confronti delle imprese “è un fattore importante non conteggiato in queste stime, perché tuttora troppo incerti nella distribuzione temporale”. Se l’operazione sarà realizzata pienamente potrà “spostare l'aumento del Pil oltre l'asticella dell'1% nel 2014”.

In ogni caso il calo della domanda interna, “tratto distintivo della recessione 2011-13”, si aggraverà ulteriormente quest’anno (-3,1%, portando a -12,2% il divario con i valori 2007), per poi mettere a segno un marginale recupero nel 2014 (+0,3%). L'export, invece, salirà dell'1,4% nel 2013 e del 2,9% il prossimo anno, superando così il picco raggiunto prima della crisi. Quanto ai consumi delle famiglie, caleranno del 2,8% nel 2013 e dello 0,1% nel 2014, arrivando a incassare una flessione del 7,7% dal 2007.

Gli investimenti, infine, ricominceranno a salire l'anno prossimo (+1,2%) dopo il -5,4% di quest’anno. Confindustria sottolinea però che rispetto al 2007 “il gap è siderale: -27%”. Proprio il basso livello di questo dato “mina il potenziale di sviluppo e quindi la velocità futura raggiungibile dall'economia italiana. Ma dà anche una misura dell'ampiezza del possibile rimbalzo”, per questo – prosegue il Csc – “occorrono provvedimenti che aiutino a riallocare le risorse tra settori e tra imprese e che rendano più allettante l'Italia, in un contesto globale dove la concorrenza per attrarre iniziative imprenditoriali è altissima”.

Sul fronte delle tasse, il Csc ritiene che la riduzione del cuneo fiscale e contributivo sia la misura più urgente da inserire nella prossima legge di stabilità (in calendario per metà ottobre), in modo da “accrescere la competitività del Paese”. D’altra parte, proprio il mondo del lavoro è quello che più ha risentito della crisi: secondo Confindustria, l'occupazione toccherà nel quarto trimestre del 2013 “un nuovo punto di minimo dall'inizio della crisi, -1 milione e 805mila unità rispetto a fine 2007 (-7,2%)”, e “la domanda di lavoro ricomincerà a crescere, seppur debolmente, solo dalla primavera del 2014”, ovvero “con un po’ di ritardo rispetto alla ripresa del Pil”.

In generale, la distanza che “ci separa dai livelli pre-crisi è di quasi il 9% per il Pil al terzo trimestre 2013 – ha detto Fulvio Conti, vicepresidente di Confindustria con delega al Centro Studi –, circa il 30% per gli investimenti, il 24,5% per la produzione industriale con la disoccupazione che è raddoppiata. Dobbiamo continuare sul sentiero intrapreso, senza fermarci davanti ai primi segnali positivi o commettere l'errore di non cogliere questa occasione per rinnovarci. Occorre fare tutto il possibile per evitare ricadute recessive o arretramenti competitivi, in quanto lo scenario italiano richiede prudenza. E a pesare è l'incertezza sulla stabilità politica italiana”.

lunedì 25 novembre 2013

Il colore rosso contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre Giornata Mondiale per dire no agli abusi di genere. In Italia lo 'sciopero' femminile



Il colore rosso contro la violenza sulle donne
Un grido di dolore che si tinge di rosso. Il colore dell'energia e della passione è il simbolo della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne istituita dall'Onu nel 1999, che si celebra ogni anno il 25 novembre.
Una violenza che ha molte sfaccettature, in tutto il mondo: abusi sessuali e fisici che possono sfociare nell'omicidio, maltrattamenti, mutilazioni genitali femminili, segregazione, discriminazioni sul lavoro e nella società, sfruttamento del corpo, privazioni economiche, per tenere le donne in stato di sottomissione.
Nel nostro Paese il focus è il femminicidio, fenomeno che non accenna a placarsi. In Italia fra il 2000 e il 2012 sono state uccise oltre 2.200 donne, 171 all'anno: il 75% dei delitti, 125 ogni 365 giorni, è avvenuto in famiglia o nell'ambito di relazioni affettive.
Tante le iniziative nel Bel Paese: spettacoli teatrali, concerti, dibattiti, incontri, lungo tutto lo Stivale, da Nord a Sud. Fino allo sciopero delle donne, lanciato da gruppi di attiviste femministe che denunciano "l'immobilismo delle istituzioni" - nonostante la recente legge contro il femminicidio - rispetto alla violenza contro le donne: consiste in forme simboliche di sospensione dal lavoro abbreviata o con modalità di astensione più estese, che possono essere decise dalle lavoratrici che aderiscono all'iniziativa. Drappi e stoffe scarlatte fuori da balconi e finestre, e tanti appuntamenti da Udine a Catania, passando per Milano, Roma, Napoli. Nella Capitale in programma un corteo, rigorosamente vietato, però, agli uomini.
Una linea di pensiero non condivisa da una delle figure femminili più in vista del Paese, Laura Boldrini: "La violenza è un problema maschile che ricade sulle donne", sottolinea la presidente della Camera, che spiega come il fenomeno si combatte investendo su educazione e prevenzione. La terza carica dello Stato ricorda poi il conto economico della violenza di genere: 17 miliardi di euro in Italia, "in termini di supporto medico, psicologico, assistenza giudiziaria, polizia e mancata produttività sul lavoro". I dati sono emersi con la recente indagine 'Quanto costa il silenzio?', realizzata da Intervita Onlus con il patrocinio del Dipartimento per le Pari Opportunità.
Numerose anche le iniziative delle istituzioni: dal Campidoglio, a Roma, che si illumina di rosso, alla campagna 'Riconosci la violenza', sempre del Dipartimento per le Pari Opportunità, sui media fino a metà dicembre. Protagoniste, coppie di uomini e donne abbracciati; ma lui ha il volto oscurato da un rettangolo nero, con scritti slogan rivolti a ogni donna: da "Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta", fino a "Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato".

sabato 23 novembre 2013

Il Racconto del Sole di Lorenzo Colombo - Ep. 09 "Miracoli"




Questa è l'opera magna del Sole.
Una volta stabilizzato il Sole è entrato nella fase più lunga e placida della propria esistenza, fornendo energia in modo continuo ai suoi pianeti, e in particolare alla Terra.

Questa ha continuato nel percorso intrapreso alla fine dell'eone Archeano, quando si solidificò la crosta, si condensarono gli oceani e un paio di fulmini generarono delle molecole chiamate "amminoacidi". Il vento solare forniva e fornisce tutt'ora anche un comodissimo scudo contro le radiazioni della galassia, formando nel suo moto attorno al centro della Galassia un'onda di prua come di una nave che attraversa il mare, chiamata eliopausa.

Ciò che c'è prima di essa appartiene al Sole, ciò che c'è dopo è interstellare.

Il miracolo è davvero incredibile, perché la Terra in questo periodo di stabilità prolungata ha lanciato un pezzettino di sé stessa oltre all'eliopausa. Araldo dell'umanità, buon viaggio Voyager 1!!!

Come sta vivendo questa fase la nostra stella?

Le reazioni di fusione di cui abbiamo parlato all'inizio di questo percorso avvengono con ritmo costante nel suo nucleo, che costituisce il 25% del raggio del Sole e più del 30% della sua massa. A una temperatura di 15.000.000 di gradi e una pressione di 340 miliardi di atmosfere quattro atomi di idrogeno vengono convertiti in elio, con un piccolo eccesso di massa che viene convertita in energia dalla famosa equazione di Einstein.

Ogni secondo 620 milioni di tonnellate di idrogeno diventano 614 milioni di tonnellate di elio, mentre la massa mancante diventa energia. Quanta? Molta: 3,8x10^26 watt, altro che lampadine.

Lo strato successivo è la zona RADIATIVA (e non radioattiva, fate attenzione!). Tra il 25% e il 70% del raggio solare l'energia prodotta dal nucleo è trasmessa per irraggiamento, cioè radiazione, attraverso il denso gas, da cui il nome. Quasi tutta la restante massa della stella è concentrata qua.

Sopra la zona radiativa, per il restante 30% di spessore, c'è la zona convettiva, molto più rarefatta. Qui la trasmissione dell'energia appunto cambia modalità, passando alla convezione (come l'acqua bollente in una pentola). La transizione tra le due zone è detta "tachocline". Questo perché fino alla zona radiativa il Sole ruota su sé stesso come un corpo rigido, mentre la zona convettiva ruota in modo differenziale, più velocemente all'equatore rispetto ai poli.

È probabilmente in questa zona che le violente interazioni e frizioni tra i due strati generano la dinamo solare, cioè il potente campo magnetico della stella e il ciclo di attività undecennale.

Sopra alla zona convettiva c'è la fotosfera. Il Sole è un corpo gassoso e quindi non possiede una superficie solida: la fotosfera è il punto sotto al quale il gas diventa opaco alla radiazione. Sopra è trasparente, sotto è opaca, per ragioni di temperatura e densità, per cui si vede una superficie che emette luce, appunto "foto-sfera". È la sede dell'attività superficiale del Sole che questa pagina si prefigge di trattare quasi quotidianamente. Macchie, facole, brillamenti, filamenti, eruzioni, archi di gas eccetera... la sua temperatura è di circa 5.600-5.800 K, e varia dai 4.200 K della penombra delle macchie ai 10.000 K delle facole.

Sopra alla fotosfera inizia la vera e propria "atmosfera solare", divisa in cinque parti. La parte inferiore, o minimo di temperatura, è una zona leggermente più fredda della fotosfera. Poi c'è la cromosfera, in cui la temperatura sale fino a 20.000 K e l'elio si ionizza. Attenzione al concetto di temperatura: i gas dell'atmosfera solare sono molto rarefatti, e questi valori di temperatura indicano semplicemente l'energia cinetica delle particelle, per un umano sarebbe comunque freddo come lo spazio profondo!

Sopra a una zona di transizione, in cui la temperatura cresce ancora più rapidamente, c'è la famosa Corona, quella che si vede durante le eclissi totali. In questo ambiente avvengono le riconnessioni magnetiche e il rilascio delle Eruzioni Coronali di Massa (CME). È estremamente rarefatta e le temperature salgono fino a più di 2.000.000 K, probabilmente per le violente interazioni tra particelle cariche e campo magnetico solare.

L'ultimo strato è l'eliosfera, cioè i gas che avvolgono tutto il sistema solare fino a Plutone e oltre, alla magnetopausa.
Questo è il nostro Sole adesso, ed è il Sole che stiamo studiando e che ci condiziona nell'immediato. Sappiamo ancora molto poco, soprattutto della reale periodicità del suo ciclo di attività e della sua interazione con il sistema Terra, e praticamente nulla del suo comportamento sulla lunga scala temporale. Ma non tutto è oro quello che luccica...

(continua...)
— con Lorenzo Rínon Laitauron Colombo

martedì 19 novembre 2013

Verso la maturità- (Un altra puntatata sulla storia del sole- Trovi le altre sfogliando i post)



- Verso la maturità -

Man mano che matura e si calma una stella come il Sole "impara" ad utilizzare le sue risorse di carburante, diventando sempre più efficiente nella conversione.

La nostra stella cominciò quindi a scaldarsi ed a illuminare meglio il sistema solare, allargando la fascia abitabile. L'effetto serra che preservava Terra e Marte fu la fine di Venere: con l'aumento di luminosità del Sole il pianeta cominciò a scaldarsi ferocemente, fino all'evaporazione totale dei suoi oceani. Il vapore acqueo è un gas serra ancora più potente, e si pensa che la temperatura al suolo salì oltre i 1500 °C, abbastanza da riportare l'intero pianeta allo stato liquido! Nei miliardi di anni successivi il vapore acqueo venne dissociato e perso, l'ossigeno si attaccò al carbonio ed eccovi l'infernale Venere attuale.

La Terra invece aveva sviluppato un meccanismo di autodifesa: la vita e il campo magnetico. Quel poco di ossigeno che si cominciò a produrre andò a costituire uno strato di ozono e quindi una inversione di temperatura, la stratosfera. Così facendo il vapore acqueo era intrappolato nella bassa troposfera, e non era in grado di sfuggire nello spazio, mentre il campo magnetico lo proteggeva dalla dissociazione.

Cosa che purtroppo il poco massiccio Marte non è riuscito a fare. Tempo un miliardo di anni dalla sua formazione e i suoi oceani erano dissipati, il campo magnetico scomparso e la sua atmosfera abrasa dal vento solare, in una lenta morte planetaria mentre l'interno si raffreddava e il vulcanismo si spegneva.

I pianeti esterni invece se ne sono sempre un po' lavati le mani del Sole. Massicci a sufficienza da possedere veri e propri cortei di "pianetini" a loro volta, la fredda e lontana stella al centro ha giocato un ruolo minore nella loro storia ed evoluzione. Oltre alla fascia degli asteroidi interna, la "frost line", tutto tace da miliardi di anni, nei lenti moti dei giganti gassosi. Le cose però cambieranno...

È in questo periodo di maturazione del Sole, 3,8 miliardi di anni fa, che i giganti esterni decidono di fare le pulizie di primavera. Le risonanze orbitali instauratesi tra Saturno e Giove destabilizzano le orbite, fino a tradursi nella migrazione di Nettuno verso un'orbita più esterna a quella di Urano (sì, si era formato più internamente!) e nel riarrangiamento complessivo del sistema solare esterno. Ciò porta alla destabilizzazione della fascia esterna degli asteroidi e comete, in un vero e proprio bombardamento ai danni di pianeti rocciosi interni.

I crateri lunari che chiamiamo "mari" si sono formati in questo periodo turbolento, così come la spaventosa craterizzazione di Mercurio, Marte e delle lune dei quattro Giganti.

(...continua)
— con Lorenzo Rínon Laitauron Colombo

martedì 12 novembre 2013

Rifiuti: acqua tossica nel Napoletano

Sequestrati a Caivano pozzi per l'irrigazione e terreni dove si coltivano molte verdure



Rifiuti: acqua tossica nel Napoletano
Acqua contaminata dai veleni vicino ai campi di zucchine, broccoli, cicoria e altri ortaggi. La procura di Napoli che indaga sui rifiuti tossici nella cosiddetta 'Terra dei Fuochi' ha messo sotto sequestro 13 pozzi per l'irrigazione e 15 fondi agricoli a Caivano, nella provincia partenopea, per una superficie di 43 ettari.
Dalle analisi sui campioni di acqua prelevati sono emerse quantità oltre i limiti di legge di sostanze nocive per l'ambiente e la salute: manganese, solfati, arsenico, fluoruri e cloroformio: questa sostanza, altamente cancerogena, era presente oltre 100 volte il massimo consentito.
Le analisi ora andranno avanti, per capire l'origine dell'inquinamento della falda acquifera. Le verdure prodotte dalle 13 aziende agricole che coltivano sui terreni sequestrati non saranno messe in vendita.

domenica 10 novembre 2013

I 10 luoghi più radioattivi del pianeta


scorie

NON SOLO LUOGHI CONSIDERATI APOCALITTICI.Ma anche posti apparentemente incontaminati figurano in questa inquietante classifica dei dieci luoghi più radioattivi del pianeta. Tra essi anche il Mar Mediterraneo. Nonostante il terremoto del 2011 e le preoccupazioni per Fukushima abbiano riportato la minaccia della radioattività di nuovo nella coscienza pubblica, molte persone non si rendono ancora conto che la contaminazione è un pericolo che riguarda tutto il mondo. I radionuclidi figurano tra le prime sei minacce tossiche, come indicato da un rapporto del 2010 del Blacksmith Institute, una organizzazione non governativa che si occupa di inquinamento. Potreste restare sorpresi dalla posizione di alcuni dei luoghi più radioattivi al mondo – e quindi dal numero delle persone che vivono nel terrore per gli effetti che le radiazioni possono avere su di loro e sui loro figli.
hanford10- Hanford, USA
Il sito di Hanford, a Washington, era parte integrante del progetto di bomba atomica degli USA, avendo prodotto plutonio per la prima bomba nucleare e per la bomba “Fat Man”, usata a Nagasaki. Durante la Guerra Fredda, il sito intensificò la produzione, fornendo plutonio per la maggior parte delle 60.000 armi nucleari americane. Anche se dismesso, contiene ancora due terzi del volume delle scorie altamente radioattive del paese – circa 53 milioni di litri di scorie liquide, 25 milioni di metri cubi di rifiuti solidi e 200 chilometri quadrati di acque contaminate al di sotto dell’area, che lo rendono il sito più contaminato degli Stati Uniti. La devastazione ambientale di quest’area dimostra che la minaccia della radioattività non è semplicemente qualcosa che può arrivare con un attacco missilistico, ma può nascondersi nel cuore del proprio stesso paese.
scorie9- Il Mediterraneo
Da anni, la ‘Ndrangheta è accusata di aver usato il mare come un luogo comodo per sversare rifiuti pericolosi – scorie radioattive comprese – tariffando il sevizio e intascando i profitti. Legambiente sospetta che circa 40 navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi siano scomparse nelle acque del Mediterraneo dal 1994. Se queste accuse fossero vere, dipingerebbero il quadro preoccupante di un quantitativo sconosciuto di scorie nucleari nel Mediterraneo il cui vero pericolo sarà davvero compreso quando le centinaia di barili si deterioreranno o se in qualche modo dovessero aprirsi. La bellezza del Mar Mediterraneo potrebbe davvero nascondere una catastrofe ambientale in corso.
costa-somala8- La costa Somala
L’organizzazione mafiosa italiana appena citata non ha condotto i suoi loschi affari solo nei propri confini. Vi sono anche accuse che le acque e il suolo somalo, non protetti dal governo, siano stati usati per l’affondamento o l’interramento di scorie nucleari e metalli tossici – tra i quali 600 barili di rifiuti tossici e nucleari, e rifiuti ospedalieri radioattivi. Infatti, secondo il Programma Ambiente delle Nazioni Unite, i barili arrugginiti contenenti scorie trascinati sulle coste somale durante lo Tsunami del 2004 sarebbero stati scaricati in mare già negli anni ’90. La Somalia è un’anarchica terra desolata, e gli effetti di queste scorie sulla popolazione impoverita potrebbero essere addirittura peggiori di ciò che questa gente ha già sperimentato.
scorie7- Mayak, Russia
Il complesso industriale di Mayak, nel nord-est della Russia, ha un impianto nucleare da decenni, e nel 1957 è stato teatro di uno dei peggiori incidenti nucleari del mondo. Fino a 100 tonnellate di scorie radioattive furono rilasciate in seguito ad una esplosione che contaminò un’area enorme. L’esplosione è stata tenuta segreta fino agli anni ’80. A partire dagli anni ’50, le scorie della centrale venivano scaricate nell’area circostante e nel Lago Karachay. Ciò ha portato alla contaminazione della riserva d’acqua sulla quale migliaia di persone fanno affidamento ogni giorno. Gli esperti ritengono che Karachay è forse il luogo più radioattivo del mondo, e oltre 400.000 persone sono state esposte alle radiazioni provenienti dall’impianto in seguito a diverse serie di incidenti accaduti – tra i quali incendi e micidiali tempeste di sabbia. La bellezza naturale del Lago Karachay nasconde i suoi inquinanti mortali, e i livelli di radiazione nei punti in cui le scorie radioattive scorrono nelle sue acque sono sufficienti ad uccidere un uomo nell’arco di un’ora.
sellafield6- Sellafield, UK
Situata sulla costa occidentale dell’Inghilterra, Sellafield era originariamente una struttura che produceva plutonio per le bombe nucleari, ma in seguito si è indirizzata verso l’ambito commerciale. Sin da quando è diventata operativa, centinaia di incidenti si sono verificati nell’impianto, e circa due terzi degli edifici stessi sono ora classificati come rifiuti nucleari. L’impianto rilascia giornalmente qualcosa come 8 milioni di litri di scorie contaminate nel mare, rendendo il Mare d’Irlanda il mare più radioattivo del mondo. L’Inghilterra è famosa per le sue distese verdi e per i suoi paesaggi ondulati, ma, annidata nel cuore di questa nazione industrializzata c’è una struttura tossica, soggetta ad incidenti, che vomita scorie pericolose negli oceani del mondo.
scorie5. Complesso Chimico Siberiano, Russia 
Mayak non è l’unico sito contaminato in Russia; la Siberia ospita un complesso chimico che contiene scorie nucleari accumulatesi per oltre quattro decadi. I rifiuti liquidi sono accantonati in piscine non coperte e container mal tenuti conservano oltre 125.000 tonnellate di rifiuti solidi, mentre lo stoccaggio sotterraneo è potenzialmente a rischio di perdita nelle acque sotterranee. Pioggia e vento hanno diffuso la contaminazione nella natura e nella zona circostante. Vari incidenti minori hanno portato alla perdita di plutonio e ad esplosioni che hanno diffuso radiazioni. Sebbene il paesaggio innevato abbia un aspetto puro ed immacolato, i fatti parlano chiaro sui veri livelli di inquinamento riscontrati nell’area.
scorie4- Il Poligono, Kazakistan 
Un tempo, luogo dove l’Unione Sovietica effettuava i suoi test atomici, oggi quest’area fa parte del nuovo Kazakistan. Il sito fu destinato al progetto per la bomba atomica sovietica a causa del suo status di area “disabitata” – a dispetto del fatto che vivessero nell’area 70.000 persone. In questa struttura l’URSS fece detonare la sua prima bomba atomica; il luogo detiene il record di maggior concentrazione di esplosioni nucleari al mondo: 456 test nell’arco di 40 anni dal 1949 al 1989. Mentre gli esperimenti condotti nella struttura – e il loro impatto in termini di esposizione alle radiazioni – furono tenuti segreti dai sovietici fino alla chiusura della struttura nel 1991, gli scienziati calcolano che la salute di 200.000 persone sia stata direttamente danneggiata dalle radiazioni. Il desiderio di distruggere paesi stranieri ha portato allo spettro della contaminazione nucleare che incombe sulla testa di coloro che una volta erano cittadini dell’URSS.
mailuu-suu3- Mailuu-Suu, Kirghizistan
E’ considerato uno dei dieci siti più inquinati della Terra dal rapporto del Blacksmith Institute del 2006. Le radiazioni a Mailuu-Suu non derivano da bombe nucleari o da centrali, ma dall’estrazione dei materiali necessari ai processi che queste comportano. L’area ospitava una struttura di estrazione e lavorazione dell’uranio; oggi restano 36 discariche di scorie di uranio – oltre 1, 96 milioni di metri cubi. La regione è anche a rischio sismico, ed una qualsiasi rottura del contenimento potrebbe scoperchiare il materiale o causare la caduta delle scorie nei fiumi, contaminando l’acqua utilizzata da centinaia di migliaia di persone. Questa gente potrebbe non dover mai vivere il pericolo di un attacco nucleare, ciononostante, hanno buone ragioni di temere una pioggia radioattiva ogni volta che la terra trema.
chernobyl2- Chernobyl, Ucraina 
Teatro di uno dei più gravi e nefandi incidenti nucleari del mondo, Chernobyl è ancora fortemente contaminata, nonostante il fatto che ora ad un piccolo numero di persone sia consentito stare nell’area per un periodo limitato di tempo. Il famoso incidente provocò l’esposizione alle radiazioni per oltre 6 milioni di persone, mentre le stime riguardo al numero dei morti causati dal disastro di Chernobyl vanno dai 4.000 a addirittura 93.000. L’incidente rilasciò 100 volte più radiazioni delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. La Bielorussia ha assorbito il 70 per cento delle radiazioni, e da allora i suoi abitanti devono confrontarsi con un aumento dell’incidenza dei tumori. Ancora oggi, la parola Chernobyl evoca immagini orribili di sofferenza umana.
fukushcima1. Fukushima, Giappone 
Le tragedie del terremoto e dello tsunami del 2011 hanno distrutto case e vite umane, ma gli effetti della centrale nucleare di Fukushima rappresentano forse il pericolo più duraturo. Il peggior incidente nucleare dopo Chernobyl ha causato la fusione del nocciolo di tre dei sei reattori, perdita di materiale radioattivo nell’area circostante e nel mare, rilevato fino a 200 chilometri dall’impianto. Siccome l’incidente e le sue conseguenze sono ancora in corso, non si conosce ancora la reale portata dell’impatto ambientale. Il mondo sentirà ancora gli effetti di questo disastro nelle generazioni a venire.
Fonte: http://www.ilfattaccio.org/2013/11/05/10-luoghi-piu-radioattivi-del-pianeta/

giovedì 7 novembre 2013

Che tristezza...la vita venduta a uomini senza scrupoli

Schiavone choc: “Rifiuti tossici sotterrati anche nel Salento ed in altre zone della Puglia”

Dopo le dichiarazioni sui rifiuti tossici sotterrati in Campania e Lazio, ecco saltar fuori nuove segnalazioni su Salento ed altre zone della Puglia in cui sarebbero stati seppelliti altri rifiuti tossici. Su di una Regione che vanta il triste primato di essere una tra le zone più inquinate d’Italia e con un’incidenza tumorale tra le più elevate e preoccupanti, ecco abbattersi le agghiaccianti parole del pentito che indicano la Puglia, ed il Salento in particolare, come una delle zone in cui è avvenuto lo “smaltimento” illegale di rifiuti altamente tossici.
Sono 63 le pagine di verbale desecrato inerente l’audizione di Carmine Schiavone (pentito del clan dei Casalesi) davanti alla Commissione ecomafie. “Sandokan” chiamato così per la sua somiglianza con l’attore Kabir Bedi, è il cugino del boss dei Casalesi Francesco. Nel verbale, il pentito cita anche la regione Puglia come territorio avvelenato dai rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla mafia con la collaborazione della ‘ndrangheta e della Sacra corona unita…
Nel verbale si legge la parola “Infettata”, che il collaboratore di giustizia, usa per descrivere le condizioni in cui versa il mezzogiorno ed anche il Salento.
Veleno che arriva dall’estero e che è stato nascosto nel sottosuolo. Il tutto, per un giro d’affari che all’epoca fruttava 600-700 milioni di lire al mese.
Il documento risale al 7 ottobre del 1997. Il racconto di schiavone parte dal 1988, quando era ad Otranto e “l’avvocato Tino Borsa e Pasquale Pirolo fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici”, mentre nel Casertano si costruiva una superstrada. Nel verbale si legge: “Avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati muniti di regolare porto d’armi che giravano in macchina. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e della polizia. Ognuno aveva un suo reparto prestabilito”.
“C’erano discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori. Nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e Foggia“.
Ma cosa contenevano, e contengono tutt’ora, queste discariche? La risposta è quella più temuta: “sostanze tossiche, fanghi industriali, rifiuti di lavorazione, rifiuti radioattivi”, sepolti anche a trenta metri di profondità, quasi a contatto con le falde acquifere. E il pensiero corre subito all’elevato numero di tumori riscontrato nel Salento e ci si chiede se questo fenomeno possa essere in qualche modo legato anche ai veleni che, secondo le parole di Schiavone, sarebbero sepolti nel nostro sottosuolo.
E ancora “Con me operava un certo Tonino ’O Zingaro e Lucio Di Donna, che era di Lecce che aveva grosse influenze a Roma, nel Liechtenstein; si vantava, ma non so quanto fosse vero, di essere molto vicino al Grande Oriente d’Italia”. “Che poteva importargli, a loro, se la gente moriva o non moriva? L’essenziale era il business”.
In merito alla vicenda, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei diritti” ha dichiarato:
“Dall’estate del 2008 a oggi forse finalmente la verità è vicina. La notte tra il 14 e il 15 giugno di due anni fa veniva ucciso Peppino Basile ad Ugento (Le), consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei Valori con decine di coltellate. Peppino Basile con le sue denunce e la sua attività politica ha calpestato diversi interessi e per questo è stato assassinato. Ora spunta la pista di un possibile interramento di rifiuti tossici anche nel sottosuolo salentino che il consigliere ugentino aveva denunciato lanciando l’allarme di un vero e proprio business camorrista del traffico ed interramento di rifiuti tossici nella nostra terra”.
In queste ore, è tornata a galla anche la testimonianza di Silvano Galati, di Supersano affiliato alla Scu sino al 2005, divenuto poi collaboratore di giustizia. L’uomo aveva svelato dove si trova un sito trasformato dalla mafia in un cimitero di rifiuti.
La zona è nelle campagne intorno a Casarano, a poca distanza da aree agricole. A capo delle indagini, il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone.
Ancora non è chiaro se si tratta degli stessi terreni di cui ha parlato il pentito Schiavone che ha inoltre dichiarato: “nel giro di vent’anni moriranno tutti per tumore”.
Fonti per questo articolo: http://www.futuratv.it/cronaca/15120-schiavone-choc-rifiuti-tossici-sotterrati-anche-nel-salento.html
http://www.tagpress.it/ambiente-territorio/il-boss-dei-casalesi-salento-terra-di-rifiuti-tossici/

sabato 2 novembre 2013

iL RACCONTO DEL SOLE SESTA PUNTATA



Siamo arrivati alla sesta puntata de #ilraccontodelSole di Lorenzo Colombo quindi...buona lettura!

"Accensione!"
Siamo arrivati a circa due-tre milioni di anni dalla prima contrazione della nube protosolare. L'embrione della nostra stella si è formato, ha cominciato a ruotare e a scaldarsi, contraendosi fino a innescare la fusione del deuterio e diventando una protostella, mentre i pianeti si formavano. La fusione del deuterio fu però un attimo momentaneo, l'elemento venne completamente distrutto in pochissimo tempo, e la contrazione ricominciò, solo che ora il pre-sole era un oggetto molto più definito, ancora circondato da polveri e gas opaco.

La contrazione continuò, mente i pianeti si formavano e migravano con tutta calma. Anche in questa fase l'energia emessa era tutta termica da collasso gravitazionale, e a seguito della continua contrazione il pre-sole cominciò a differenziarsi al suo interno, sempre più caldo e denso. Prima completamente convettivo, poi comparve una zona radiativa interna e in seguito un accenno di fotosfera, mano a mano che la nebulosità veniva diradata e le polveri evaporavano. Il pre-sole era una stella violenta, conosciuta come "stella T-Tauri". Campi magnetici fortissimi, rapida rotazione su sé stessa, brillamenti e tempeste immensamente più potenti di quelle attuali squassavano la stella in fase di maturazione. Il processo è una escalation di violenza e instabilità mentre la stella si riorganizza, muta e si contrae alla sua dimensione finale, preparandosi.

Nel nucleo del pre-sole i nuclei dell'idrogeno ionizzato, cioè dei semplici protoni, si trovarono ad essere sempre più vicini, tanto che in alcuni casi la repulsione elettrostatica veniva vinta e le due particelle si univano a formare del deuterio, che in poco tempo veniva fuso in elio, come già capitato durante la fase protostellare. Tali reazioni inizialmente erano molto lente e improbabili, ma con la contrazione e l'aumento di temperatura e densità queste divennero sempre più rapide, fino ad innescare definitivamente la catena autoalimentante della fusione nucleare. Il Sole quindi si accese, nel senso che la radiazione emessa cessò di essere quella del processo di contrazione di Helmholtz e divenne quella prodotta dalla fusione nucleare vera e propria. La nostra stella cominciò a emettere un forte vento stellare che spazzò via tutto quello che rimaneva della nebulosa primordiale, ponendo fine alla crescita dei pianeti. Era nato il Sole, e la sua luce illuminava ora decine di nuovi mondi.

(continua...)

TERRA DEI FUOCHI E NON SOLO...


TERRA DEI FUOCHI E NON SOLO - BASTARDI AL 100%, TUTTI SAPEVANO MA HANNO NASCOSTO ... PERCHE'?

Si vuole divulgare quanto, salvo poche indiscrezioni, ci viene negato di conoscere, La materia trattata è esplosiva ma dopo alcune notizie divulgate ieri (01 novembre) già oggi tutto sembra essere stato occultato dai media nazionali nonchè portavoce delle istituzioni. VERGOGNA.



XIII LEGISLATURA
COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA
SUL CICLO DEI RIFIUTI E SULLE ATTIVITÀ’
ILLECITE AD ESSO CONNESSE
SEDUTA DI MARTEDÌ’ 7 OTTOBRE 1997 PARTE SEGRETA
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MASSIMO SCALIA
SONO PRESENTI IL DEPUTATO GIANFRANCO SARACA ED I SENATORI GIOVANNI LUBRANO DI RICCO, ROBERTO NAPOLI
E GIUSEPPE SPECCHIA
AUDIZIONE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA CARMINE SCHIAVONE


PARTE SEGRETA DELLA SEDUTA DEL 7 OTTOBRE 1997.
Audizione di Carmine Schiavone.

PRESIDENTE. Premesso che questa è una delegazione della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, ricordo al nostro interlocutore che siamo qui per ricevere da lui tutte le informazioni che potrà fornirci proprio in ordine a questa attività: in particolare, vorremmo sapere quando, come e perché il clan dei Casalesi abbia cominciato a interessarsi della questione dei rifiuti, quali collegamenti lo stesso clan avesse con varie ditte ed in quali settori del ciclo (raccolta, trasporto, smaltimento).

CARMINE SCHIAVONE. Consegno innanzitutto alla Commissione la copia di alcuni documenti, i cui originali sono già a disposizione della DNA e della DDA, riguardanti, tra l’altro, le amministrazioni provinciali di Massa Carrara e di Santa Croce sull’Arno e la regione Campania; nella stessa documentazione figura l’elenco delle società e dei camion che trasportavano i rifiuti. Anche se qualcosa è andato perso, ho ritrovato parte del carteggio, di cui consegno copia alla Commissione.

PRESIDENTE. Tutto questo per quanto riguarda le prove documentali. Vorrei però che lei ci spiegasse da quale momento inizi tale vicenda, nonché come si sia comportato il clan dei Casalesi.

CARMINE SCHIAVONE. La vicenda è iniziata nel 1988; all’epoca mi trovavo ad Otranto e vennero da me l’avvocato Pino Borsa e Pasquale Pirolo, i quali mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici e quant’al-tro. Poiché mi ero interessato dei rilevati della superstrada in costruzione nonché del gruppo Italstrade e di altre società come la Ferlaino e la CABIB, che all’epoca stavano operando ai Regi Lagni, dissi che vi erano circa 240 ettari di terreno scavati alla profondità di 15-20 metri ed assicurai che avrei parlato con tutti, anche perché facevo parte del reparto amministrativo del clan, non di quello militare.
Andai allora a Casal di Principe, dove c’erano Mario Iovine e mio cugino; parlammo tutti e tre del fatto che avevo ricevuto una proposta relativa allo scarico di fusti e casse che venivano da fuori. Mi si rispose che sarebbe stato un buon business per far entrare nelle casse del clan soldi da investire, ma il paese sarebbe stato avvelenato, perché i rifiuti avrebbero inquinato le falde acquifere: infatti, molti degli scavi già realizzati erano limitrofi alle stesse falde acquifere.

PRESIDENTE. Si trattava di un’attività estrattiva dalle cave? Vi erano già delle cave?

CARMINE SCHIAVONE. No, erano tutti scavi abusivi. Ricordo di aver accompagnato i rappresentanti della Criminalpol, dello SCO (con Nicola Cavaliere), nei luoghi di quelle che non erano cave ma scavi che poi sono stati chiusi. Infatti, per realizzare le superstrade si predispone prima il rilevato, circa 4-5 metri al di sotto: nei capitolati emanati dall’amministrazione di lavori pubblici si prevedeva che sotto la strada, per garantirne la tenuta, dovesse esservi sabbia insieme ad altri detriti speciali. Tuttavia, per costruire in fretta le strade si usava del terreno, ed in particolare uno strato che possiamo definire paesano, non cretoso, che era più friabile e veniva mescolato con un po’ di sabbia. In questo modo si realizzava il rilevato e si risparmiava sull’importo che veniva da Roma. Tra l’altro, vi era una situazione satellitare di subappalti, una sorta di meccanismo di scatole cinesi, per cui le imprese lavoravano in quel modo.
A tal fine venivano realizzati questi pozzi, queste vasche, questi scavi, in cui si arrivava sistematicamente fino al punto in cui usciva 1′acqua.

PRESIDENTE. Questo è il problema: in sostanza, lo scavo arrivava fino alla falda?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, e la superava; dal di sotto usciva anche un altro materiale che in dialetto viene definito “scarena”. Si creava così una piattaforma, in un primo momento con gli escavatori a braccio e successivamente con quelli a corda, che consentivano di scendere 5, 6, 7 metri sotto la falda acquifera. Disponevamo quindi di scavi profondi circa 20-24 metri, sui quali esiste un’ampia documentazione che credo sia in possesso dello SCO, della Criminalpol (all’epoca c’era Cavaliere).
Pensavamo quindi di riempire tutti quei terreni con questo materiale, il che mi fu però vietato perché – come seppi in seguito – era già iniziato di nascosto il traffico dei rifiuti, d’accordo con l’avvocato Chianese e con altre persone.

PRESIDENTE. Chi aveva iniziato questo traffico?

CARMINE SCHIAVONE. L’avevano iniziato mio cugino Sandokan e Francesco Bidognetti, insieme ad un certo Cerci Gaetano, che aveva già intrattenuto rapporti con dei signori di Arezzo, Firenze, Milano e Genova; il coordinamento generale era comunque curato dall’avvocato Chianese. Ecco perché mi fu detto che in quel modo avremmo avvelenato le falde acquifere e così via.

PRESIDENTE. Lei è a conoscenza del fatto che abbiano sversato rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Sì.

PRESIDENTE. L’avevano già fatto nel momento in cui le veniva avanzata la proposta di smaltire rifiuti tossico-nocivi e lei si poneva il problema di dove collocarli?

CARMINE SCHIAVONE. Non avevo questo problema, perché avevo in consegna
tutti quegli scavi, attraverso le nostre imprese.

PRESIDENTE. Le avevano comunque proposto di riversare rifiuti tossico-nocivi in quegli scavi; lei stava esaminando la questione ma è venuto a sapere che gli stessi scavi erano già stati usati dalle persone che ha citato per seppellire fusti di rifiuti pericolosi?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, è così. Non avendo allora alcuna prova, ho avuto tale convincimento negli anni novanta. Ricordo peraltro che mi ero impegnato con coloro che ci avevano venduto il terreno in cui erano collocati gli scavi, oppure ce lo avevano dato in gestione, a garantire un compenso di 7-10 milioni l’ettaro. Quegli scavi dovevano essere riempiti con il terreno dei Regi Lagni, che gestivamo noi: si trattava, in particolare, di due rivoli d’acqua in mezzo ai quali vi era una piattaforma di terreno che li divideva. Poiché si doveva invece realizzare un unico corso d’acqua navigabile che partiva da Nola ed arrivava alle foci del Volturno, quindi al mare, tutto quel terreno doveva essere smaltito. A tal fine, ci eravamo impegnati a riempire le suddette cave con questo terreno, che in realtà fu usato in parte solo per coprire i rifiuti.

PRESIDENTE. Si tratta di una vicenda molto complessa: lei sta affermando che nei Regi Lagni vi era una piattaforma di terreno…

CARMINE SCHIAVONE. Si estendeva da Nola…

PRESIDENTE. Conosciamo grossomodo il punto in cui si trova il canale (l’abbiamo anche visitato). Quindi, vi era una piattaforma di terreno e vi eravate impegnati con coloro i quali vi avevano dato in affitto i terreni da cui trarre materiale per il rilevato stradale a ricoprire gli scavi con
questo terreno.

CARMINE SCHIAVONE. Questo terreno non era, per così dire, paesano, ma era cretoso. Avremmo dovuto comunque riempire gli scavi con quel terreno.

PRESIDENTE. Il problema era prendere il terreno dai Regi Lagni…

CARMINE SCHIAVONE. Siamo stati noi a realizzare il lavoro, non la CABIB o la Ferlaino. Questi erano appaltatori, come consorzio ICAR, insieme ad altri.

PRESIDENTE. Si riferisce sempre ai Regi Lagni?

CARMINE SCHIAVONE. Sì. Lo stesso discorso riguarda il gruppo Italstrade ed altre società interessate.

PRESIDENTE. Le società che realizzavano l’opera stradale di cui ha parlato prima erano le stesse che dovevano realizzare delle opere sui Regi Lagni?

CARMINE SCHIAVONE. Il gruppo Italstrade, che poi passò tutto in subappalti (i 16 miliardi iniziali divennero migliaia), doveva realizzare la superstrada che univa Caserta al lago di Patria e a Castel Volturno. Si trattava del collegamento esterno per tutta la provincia di Caserta, che arrivava fino a Napoli e a Nola. Un altro lotto, che partiva dopo Caserta, veniva gestito in parte da noi attraverso i nostri gruppi di Acerra ed in parte dal gruppo Alfieri, collegato a noi. Infatti, lo stesso Alfieri era nostro capo zona fino al 1988.

PRESIDENTE. Completiamo il discorso relativo alla connessione esistente tra le opere da realizzare sui Regi Lagni e la superstrada di Caserta.

CARMINE SCHIAVONE. Noi gestivamo entrambe le realizzazioni.

PRESIDENTE. Vi saranno state delle società che operavano, almeno formalmente.

CARMINE SCHIAVONE. Erano le nostre società che operavano, vi era quella di Giuseppe Natale; tutto questo risulta già alla Direzione nazionale antimafia e alla direzione distrettuale già dal 1993.

PRESIDENTE. Sia le società che operavano sui Regi Lagni sia quelle che
operavano sulla superstrada Caserta-Napoli…

CARMINE SCHIAVONE. Incassavano i mandati da Roma, ma in effetti tutto veniva gestito tramite subappalti.

PRESIDENTE. Era il clan dei Casalesi che gestiva questi subappalti?

CARMINE SCHIAVONE. Sì.

PRESIDENTE, quindi, voi potevate prendere la terra da una parte e portarla
a qualche chilometro di distanza?

CARMINE SCHIAVONE. Potevamo fare tutto. Prendevamo la terra, i mezzi, tutto.

PRESIDENTE. Lei ha detto che formalmente l’Italstrade era la società titolare. ..

CARMINE SCHIAVONE. Era una delle società titolari per quanto riguarda la superstrada, mentre 1′ICAR era un consorzio di cui facevano parte Ferlaino, Milani e molte altre di quelle 15-16 società che si riunirono e gestirono l’opera dei Regi Lagni. A seconda delle diverse zone, avevamo le nostre ditte o quelle a noi vicine, che ci favorivano in vari modi, per esempio pagandoci tangenti, e che operavano in tutta questa zona. Quindi, il terreno veniva gestito da noi: una parte fu venduto a contadini che ne avevano bisogno, ad esempio, per rialzare i propri terreni. Quindi, i camionisti andavano a scaricare il terreno, che veniva venduto ai contadini per consentire loro di installare frutteti e quant’altro.
Nei primi progetti di cui si cominciò a discutere negli anni 1982-1983, la cui realizzazione iniziò un po’ più tardi, era previsto che si sarebbe dovuto scavare per i primi rilevati nel 1986-1987 (infatti, nella nostra zona si iniziò nel 1987); era già deciso che si sarebbero effettuati gli scavi, i quali sarebbero stati poi riempiti con altro terreno. Tuttavia, i contadini non sapevano con che tipo di terra sarebbero stati coperti gli scavi.
Nel 1990 mio genero mi disse che i carabinieri erano stati da lui ed avevano trovato tre fusti di rifiuti tossici; presentò allora una regolare denuncia. Tra l’altro, quel terreno non era suo ma della parrocchia; poiché il parroco aveva celebrato il matrimonio della mia prima figlia, per aiutarlo gli fece scavare il terreno. Chiamai quindi mio cugino e gli chiesi: “A che gioco stiamo giocando?”. Gli dissi che dietro il campo sportivo c’erano sei ettari di terreni suoi e del cognato Natale.

PRESIDENTE. In quale località?

CARMINE SCHIAVONE. A Casal di Principe, dietro il campo sportivo e nei pressi della superstrada. Generalmente, infatti, trattavamo terreni non troppo lontani dalla stessa superstrada e proprio lì erano stati trovati i fusti. Fui comunque informato che in quel punto arrivavano camion da fuori; ad un certo punto, chiamai una persona e le chiesi di darmi tutti i documenti relativi a tale situazione (vi erano altri documenti che ora sono andati persi). Rilevai allora che nelle casse del clan non entravano soldi relativamente ai rifiuti, mentre quel traffico era già in atto. Mi riferisco alla cassa del clan con cui si pagavano i mensili agli affiliati, le spese relative ai latitanti, gli avvocati e così via: le uscite complessive erano pari a circa 2 miliardi e mezzo al mese, tra compensi agli affiliati e spese extra.
Mi risposero che avremmo parlato della questione osservando, come scusa, che forse quell’attività era stata avviata da Cicciotto con il nipote, mentre in realtà vi era implicato anche mio cugino, che teneva per sé il ricavato. In questo modo, ottenemmo il versamento di una quota.
Potei però constatare che tutte le cave erano sistematicamente piene di immondizia, così come lo erano quelle scavate da un altro nostro consorzio (la CONCAV) che operava sulla Domiziana, dove scavava sabbia: avevamo, al riguardo, la licenza per allevamenti ittici, mentre in realtà si prendeva sabbia per il calcestruzzo e per le costruzioni e poi le vasche venivano sistematicamente riempite di rifiuti.
Nel 1992 sono stato arrestato e da quel momento in poi non so come siano andate le cose; fino a quella data, tuttavia, arrivavano camion…

PRESIDENTE. Se questa attività volta a seppellire abusivamente rifiuti negli scavi realizzati veniva attuata a sua insaputa…

CARMINE SCHIAVONE. Questo è accaduto la prima volta.

PRESIDENTE. Poi lei se ne è accorto; ma in precedenza ciò avveniva a sua insaputa.

CARMINE SCHIAVONE. I soldi entravano nelle casse del clan da tutt’altra attività.

PRESIDENTE. Vi era però qualcuno che, per intenderci, non era molto rispettoso delle leggi del clan.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, è così.

PRESIDENTE. Si trattava di suo cugino?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, si trattava di mio cugino, di Mario Iovine e di Bidognetti che aveva organizzato questo traffico insieme al fidanzato della nipote.

PRESIDENTE. Fino ad ora abbiamo compreso in che modo funzionasse il meccanismo. A questo punto, al di là della documentazione di cui lei è in possesso, vorremmo sapere in maniera più dettagliata se, una volta che l’affare è venuto alla luce, sia stato fatto proprio da tutto il clan.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, è così.

PRESIDENTE. Quindi, dopo il 1990 il clan ha deciso di orientarsi sui rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Sì. Da quell’affare si traeva una quota, anche se inferiore a quella che poteva essere.

PRESIDENTE. Quindi, quello che fino al 1990…

CARMINE SCHIAVONE. Fino a quel momento hanno rubato.

PRESIDENTE. …avveniva di soppiatto all’interno del clan, diventa poi attività propria di quest’ultimo.

CARMINE SCHIAVONE. Fino al 1990 sapevamo che veniva portata l’immondizia di Santa Maria Capua Vetere, perché le discariche erano tutte piene, sia a Parete, sia ad Aversa e nella zona circostante. Quindi, sapevamo che arrivava quell’immondizia.

PRESIDENTE. La mia era una domanda precisa: quando, al di là di quello che lei ha definito furto all’interno del clan, quest’ultimo ha deciso che l’attività di smaltimento…?

CARMINE SCHIAVONE. Quando io li ho scoperti.
PRESIDENTE. Vi sarà stata una decisione: quando quello dei rifiuti è diventato un settore di attività del clan?

CARMINE SCHIAVONE. Questa situazione diventò subito operativa e cominciarono a versare soldi nelle casse dello stato…

PRESIDENTE. Vuole dire nelle casse del clan?

CARMINE SCHIAVONE. E’ lo stesso, più o meno.

PRESIDENTE. Perché dice che è lo stesso?

CARMINE SCHIAVONE. Mi confondo. Mi riferivo alle casse del clan: era un
clan di stato…

PRESIDENTE. Il vostro stato!

CARMINE SCHIAVONE. La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato… Se le istituzioni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?

PRESIDENTE. Su questo aspetto le rivolgeremo domande più puntuali. Concludendo questa prima parte, ricordo che lei ha affermato che nel 1990 (ci confermi questa data) il clan dei Casalesi decide…

CARMINE SCHIAVONE. Si è deciso di versare quote nella cassa. All’epoca tenevo ancora il relativo registro, in cui figurava che per l’immondizia entravano 100 milioni al mese, mentre poi mi sono reso conto che in realtà il profitto era di almeno 600-700 milioni al mese.
Sono inoltre al corrente del fatto che arrivavano dalla Germania camion che trasportavano fanghi nucleari, che sono stati scaricati nelle discariche, sulle quali sono stati poi effettuati rilevamenti aerei tramite elicotteri: da qualche verbale dovrebbe risultare che ho mostrato quei luoghi. Evidentemente vi è stata qualche fuga di notizie e sono state fatte rinvenire delle immondizie poste come una barriera sulla strada davanti al cimitero, appunto per sfidare lo Stato e dimostrare che potevano addirittura scaricare l’immondizia su una strada, sbarrandola.

PRESIDENTE. Lei è in grado di indicare con precisione alla Commissione (sappiamo che al riguardo sono state svolte delle indagini) i siti in cui sono stati interrati rifiuti pericolosi, in particolare tossico-nocivi e radioattivi?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, ho mostrato tutti i posti all’autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. Dalle prospezioni effettuate si è appurato il tipo di rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Vi erano fusti che contenevano tuolene, ovvero rifiuti provenienti da fabbriche della
zona di Arezzo: si trattava di residui di pitture.

PRESIDENTE. Solventi?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, materiali del genere. I rifiuti venivano anche da
Massa Carrara, da Genova, da La Spezia, da Milano.

PRESIDENTE. Questo aspetto riguarda le provenienze. Vorremmo però sapere quali tipi di rifiuti siano stati interrati. Lei ha parlato anche di rifiuti radioattivi.

CARMINE SCHIAVONE. Vi sono molte sostanze tossiche, come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti da concerie. Vi era inoltre qualche camion che veniva dall’estero.

PRESIDENTE. Poiché lei ha parlato di rifiuti radioattivi, è al corrente di dove siano stati collocati?

CARMINE SCHIAVONE. Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba.

PRESIDENTE. Dove?

CARMINE SCHIAVONE. Vicino alla superstrada, in un terreno di Noviello.

PRESIDENTE. Ha mostrato quel luogo all’autorità giudiziaria?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, li ho accompagnati in tutti i posti.

PRESIDENTE. Quindi, lei ha già mostrato all’autorità giudiziaria i luoghi in cui sono stati effettuati questi interramenti di rifiuti pericolosi?

CARMINE SCHIAVONE. Sì.

PRESIDENTE. Nel 1990 il clan dei Casalesi ha deciso che l’affare dei rifiuti dovesse essere portato avanti non più di soppiatto, ma secondo le leggi del clan.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, è diventato un affare autorizzato, che faceva entrare soldi nelle casse del clan. Tuttavia, quel traffico veniva già attuato in precedenza e gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni; non credo, infatti, che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via avranno forse venti anni di vita!

PRESIDENTE. Perché afferma questo?

CARMINE SCHIAVONE. Lo dico perché di notte i camion scaricavano rifiuti e con le pale meccaniche vi si gettava sopra un po’ di terreno. Tutto questo per una profondità di circa 20-30 metri: nella zona di Parete o di Casapesenna, in cui la falda acquifera è più bassa, vi sono punti che si trovano a 30 metri.

PRESIDENTE. Lei parla di 30 metri…

CARMINE SCHIAVONE. Mi riferisco a 30 metri di profondità.

PRESIDENTE. Tutti riempiti con rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Da una parte possono esservene per circa 6-7 metri, in altri punti per 10 metri, in altri ancora per un metro e mezzo e così via. Tutto questo avveniva sistematicamente; ad eccezione di quelli che si trovano nella zona di Villa Literno, in cui l’acqua usciva ad un livello più alto, sull’altro versante, quello del “Canciello ‘o monaco” (come viene definito), non dovrebbe esserci, perché si è scavato al massimo per 7 metri. Tuttavia, conoscendo l’ingordigia di tutti… Basti pensare che sulla Domiziana sono stati scaricati rifiuti di ogni genere nelle vasche in cui si era scavata sabbia per 30-40 metri. Ricordo inoltre che fino a due anni fa le discariche non risultavano mai piene, perché facevano soltanto le fatture.

PRESIDENTE. Si riferisce al fatto che vi erano bolle di accompagnamento?

CARMINE SCHIAVONE. La bolla arrivava ed automaticamente…

PRESIDENTE. Il camion scaricava illegalmente i rifiuti nei terreni di cui lei ha parlato e non conferiva gli stessi
rifiuti alla discarica autorizzata.

CARMINE SCHIAVONE. La discarica autorizzata faceva scaricare là attraverso i clan.

PRESIDENTE. Quindi, all’amministrazione tornava la bolla di accompagnamento con la registrazione di un conferimento effettuato legalmente.

CARMINE SCHIAVONE. Questi documenti lo comprovano: mi riferisco a quelli originali di cui è in possesso il dottor Lucio Di Pietro della Direzione nazionale antimafia, nonché il dottor Cafiero.

PRESIDENTE. Ne abbiamo sentito parlare: alcune amministrazioni davano a dei trasportatori il compito di portare via i rifiuti e di conferirli in una discarica.

CARMINE SCHIAVONE. Vi è anche una delibera relativa a Napoli risalente all’epoca in cui Fantini era presidente…

PRESIDENTE. Secondo la documentazione, alcune amministrazioni poste al di fuori della Campania davano l’incarico di trasportare e smaltire rifiuti in una discarica autorizzata…

CARMINE SCHIAVONE. Sì, nelle discariche autorizzate.

PRESIDENTE. Questo invece non accadeva.

CARMINE SCHIAVONE. Quanto alle discariche autorizzate, non so se vi fossero dei patti, in base ai quali sapevano…

PRESIDENTE. Ce lo dica.

CARMINE SCHIAVONE. Non glielo posso dire.

PRESIDENTE. Ce lo dica se lo sa.

CARMINE SCHIAVONE. Se vuole il mio parere personale, posso dire che lo sapevano; se però vuole una prova, non posso affermare di saperlo.

PRESIDENTE. In sostanza, lei dice che chi gestiva la discarica autorizzata…

CARMINE SCHIAVONE. …lo sapeva, certo. Quelli della Di.fra.bi., l’avvocato Chianese, quelli di Parete e di Aversa lo sapevano. Lo sapevano bene perché mandavano a scaricare nelle nostre discariche, dando un tot a
chilo ed una percentuale mensile.

PRESIDENTE. Insomma, lei, pur non essendo in grado di provarlo, sostiene che i gestori della discarica… Io credo che lei lo dovrebbe sapere, visto che erano d’accordo con voi.

CARMINE SCHIAVONE. Onorevole, mica ci dobbiamo nascondere dietro…

PRESIDENTE. Dal punto di vista dell’amministrazione del suo clan, se avete dovuto pagare una quota ai gestori delle discariche autorizzate…

CARMINE SCHIAVONE. Erano le discariche autorizzate a pagare noi, non noi loro! In effetti, all’inizio si agiva in una certa legalità. Se, ad esempio, la Di.fra.bi. doveva scaricare fanghi tossici o non tossici nella sua discarica, quanto tempo ci avrebbe messo a riempirla? Forse, due giorni. Ecco allora che la Di.fra.bi. o la società di Chianese scaricavano nelle nostre cave e pagavano un tanto al chilo.

PRESIDENTE. Questo, allora, non è un sospetto!

CARMINE SCHIAVONE. Pagavano 500 mila lire a fusto, perché per distruggerli dovevano avere un’attrezzatura speciale, per cui ci volevano 2 milioni e mezzo. Allora, lui incassava per la ditta i 2 milioni e mezzo (o i 2 milioni) ed il clan incassava 500 mila lire a fusto. Era questo il fattore principale.

PRESIDENTE. A partire dall’epoca in cui questo traffico ha finito per essere – diciamo così – nascosto, lei è in grado di fare una stima di quante migliaia di tonnellate, di quanti camion…

CARMINE SCHIAVONE. Qui si parla di milioni, non di migliaia. Se lei guarda l’elenco che le ho consegnato, vedrà che ci sono 70-80 camion di quelli che smaltivano dal nord, tra i quali vi era anche un mio camion. Si tratta di milioni e milioni di tonnellate. Io penso che per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno.

PRESIDENTE. Chi era il responsabile presso il clan del traffico dei rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Il responsabile era Gaetano Cerci. Noi siamo nati mafiosi, con il gruppo Bontade e con Riccobono. Nuvoletta era il rappresentante regionale per la Campania. Poi ne siamo usciti nel 1984, dopo una guerra contro i Nuvoletta e contro il gruppo Riina. Noi eravamo dei perdenti, mentre a Napoli diventammo i vincenti. Tutto questo è ampiamente verbalizzato e penso che lei ne sia a conoscenza. Forse, lo vuol sapere per curiosità… Ammazzammo il direttore dell’ASI, una società collegata al gruppo Riina, ed assorbimmo l’UNICOP, un’industria conserviera di Teano. Inoltre, bloccammo 600 ettari di frutteto del gruppo Riina (con i Nuvoletta) e mandammo via gli operai. In sostanza, cacciammo il gruppo vincente dal business dei consorzi di calcestruzzo e di inerti e rimase soltanto Peppe Polverino con la CAF 90.
Dopo la morte di Bardellino, ci fu un avvicinamento tra noi e i Nuvoletta. Poiché io ero il coordinatore per creare il Procal, un consorzio (noi avevamo già il Cedic), cercammo di creare tale consorzio tra i produttori di calcestruzzo della Campania, per fissare un prezzo unico. A quel punto, la pressione venne dal gruppo Ferruzzi, attraverso l’ingegner Rambaldi, nostro associato nella zona. I Nuvoletta si avvicinarono a noi, cercando di entrare in certi business. Noi li avevamo chiusi nella zona da Marano fino a Pianura (diciamo la Montagna spaccata e Quarto) e non li facevamo uscire. Dopo aver cercato l’accordo con noi, tentarono di ottenere la presidenza del Procal, attraverso Peppe Polverino, il quale era socio del figlio di Lorenzo Nuvoletta e del marito della figlia (che sarebbe il figlio di Vincenzo Lubrano), per la gestione della CAF 90. Rambaldi diceva… In una riunione che abbiamo fatto al Reggia Palace Hotel il 13 dicembre 1990, per lanciare le basi della Procal e per l’assorbimento totale dell’Eurocem… Non so se posso dire certe cose perché sono ancora coperte da segreto istruttorio.

PRESIDENTE. Guardi che anche le dichiarazioni che rilascia a noi sono coperte da segreto.

CARMINE SCHIAVONE. Dissi a Rambaldi: lascia stare quello e non ti immischiare.
A noi fu imposto un generale della finanza, un certo Vita, anzi un certo Di Mura, un generale in pensione, che avrebbe dovuto fare il presidente del Procal. Poi vi fu una rottura perché Rambaldi cercò di insediarsi nelle costruzioni che si stavano realizzando a Quarto di Marano, una zona di Nuvoletta. Peppe Polverino, allora, gli fece sparare nelle gambe. Io, il giorno prima, avevo avvertito Rambaldi, durante una riunione alla quale partecipammo io, lui, Mingione ed altri. Quindi, l’immondizia la gestivamo noi. I siciliani la gestivano per fatti loro già da molti anni, come anche i…

PRESIDENTE. Cosa intende per “siciliani”?

CARMINE SCHIAVONE. Il gruppo vincente dei siciliani.

PRESIDENTE. In Sicilia?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, in Sicilia, come noi lo facevamo in Campania.
Nel 1988 furono suddivise le zone: il clan dei Casalesi arrivava fino alla provincia di Benevento, mentre Carmine Alfieri, con Mario Fabbrocino e Pasquale Galasso, si allargavano nella zona vesuviana, sia pure sempre collegati con noi attraverso – diciamo così – un mutuo soccorso. Alfieri è stato capo zona nostro fino al maggio 1988, quando fu ammazzato Bardellino in Brasile.

PRESIDENTE. Le risulta che il clan dei Casalesi avesse rapporti con altre realtà della criminalità organizzata sul piano della gestione dei rifiuti, nel senso che il responsabile del clan gestisse lo smaltimento dei rifiuti anche in aree al di fuori del vostro ambito territoriale?

CARMINE SCHIAVONE. Nel Lazio.

PRESIDENTE. E in Campania? In tutta la regione?

CARMINE SCHIAVONE. No: parliamo della provincia di Caserta, di una parte del beneventano, arrivando fino a Giugliano. Questo per un accordo che facemmo con i Maliardo; a questi ultimi facemmo un favore ed essi, mentre stavano con i Nuvoletta, divennero autonomi, più vicini a noi. Arrivavamo fino al Lazio.

PRESIDENTE. A sud non arrivavate fino a Napoli?

CARMINE SCHIAVONE. No.

PRESIDENTE. Neanche a Salerno?

CARMINE SCHIAVONE. A Salerno c’era Carmine Alfieri anche se, come ho detto, c’era un mutuo soccorso per cui, se quello diceva “dobbiamo scaricare qua”, scaricava. Lui faceva il suo business là. Come zona di influenza nostra arrivavamo fino a Latina, diciamo la zona di Roma. A Roma c’era qualche società finanziaria, attraverso Roberto… E1 quello che era stato in Spagna, ma non ricordo il cognome.

PRESIDENTE. Sta parlando sempre del problema dei rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Sì. Per quanto riguarda i rifiuti, noi arrivavano fino alla zona di Latina; Borgo San Michele e le zone vicine erano già di influenza bardelliniana, perché avevano società che vendevano nella zona di Latina assieme ai Diana. Dopo la guerra del 1988 contro i Bardellino, arrivammo noi. Io e mio cugino avevamo comprato un’azienda, che mi sono fatto sequestrare perché era “sporca”, proprio nella zona di Latina.

PRESIDENTE. A quando risale tutto questo?

CARMINE SCHIAVONE. Questo avveniva dal 1988 a salire. Già prima, però,
la gestivano i Bardellino…

PRESIDENTE. Se ho ben compreso, lei sta dicendo che lo smaltimento illegale dei rifiuti in provincia di Latina avveniva già prima del 1988…

CARMINE SCHIAVONE. Anche a scendere giù, cioè non solo Latina, ma anche Gaeta, Scauri ed altre zone. I Bardellino avevano già insediamenti…

PRESIDENTE. Per capirci, mi interesserebbe sapere quali fossero i confini verso il nord. Mi è sembrato di capire che l’attività di smaltimento illegale dei rifiuti fosse posta in essere, per conto del clan dei Bardellino, in epoca antecedente al 1988 in tutta la provincia di Latina. E1 così?

CARMINE SCHIAVONE. Sì. Quando noi abbiamo fatto gli scavi… Da noi gli scavi per la superstrada sono iniziati nel 1987, nel periodo giugno-luglio. Man mano che finivano gli scavi, questi ultimi venivano sistematicamente riempiti.

PRESIDENTE. Vorremmo capire quale fosse l’estensione territoriale del fenomeno, almeno in base a ciò che le risulta. Il controllo di clan malavitosi sul traffico dei rifiuti, per quanto ne sa, si spingeva, grosso modo, fino a Latina e non più a nord?

CARMINE SCHIAVONE. Dal nord arrivava…!

PRESIDENTE. So bene che arrivava dal nord, ma il vostro controllo sul territorio, ai fini dello smaltimento illegale, fino a dove si spingeva?

CARMINE SCHIAVONE. Fino a Latina, perlomeno così sapevo. Fino al 1992 noi arrivavamo a Latina; poi non so se i Bardellino avevano…

PRESIDENTE. Al nord, quindi, l’attività si svolgeva fino a Latina; dove arrivava ad est? Nella zona del Matese? In Molise?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, quella era una zona di nostra influenza.

PRESIDENTE. Quale?

CARMINE SCHIAVONE. Tutto il Matese, fino alla zona di Benevento. Noi avevamo Mimmo Pagnozzi come nostro capo zona insediato a San Martino Valle Caudina, il quale ci gestiva i lavori per nostro conto, ci dava le quote sulle droga e tante di quelle cose.

PRESIDENTE. Non è al corrente di eventuali estensioni verso est, verso l’Abruzzo, ad esempio?

CARMINE SCHIAVONE. Fino al 1992 noi arrivavamo nella zona del Molise (Isernia e le zone vicine), a Latina… Non so cosa è accaduto dopo. Se vogliono, possono arrivare anche a Milano…!

PRESIDENTE. In definitiva, fino al 1992 il raggio di estensione dei traffici illegali dei rifiuti era limitato a nord dalla provincia di Latina…

CARMINE SCHIAVONE. Nel 1992 dovevano addirittura ancora essere riempite tutte le nostre cave, tutte le cave della provincia di Caserta. Lì non si trattava soltanto di 240 ettari di terreno scavati per le sopraelevate; c’erano 10 mila ettari di terreni che costeggiavano tutta la Domiziana, tutti per VEurocav e tutto scavato a 30, 40 e 50 metri. Le draghe estraevano la sabbia e le buche venivano sistematicamente riempite. Vi era quindi una potenzialità di scarico enorme. Nel 1992 abbiamo assorbito nella zona di Latina e nel Molise ovest perché c’erano le influenze bardelliniane o di Nuvoletta, che noi abbiamo cacciato da certe zone.

PRESIDENTE. Vorrei capire bene. Nonostante sui territori da voi controllati aveste ancora molta potenzialità per sotterrare i rifiuti, in virtù di una guerra di clan vi siete estesi…

CARMINE SCHIAVONE. Sì, per assorbire… L’Unicop l’abbiamo assorbita noi. L’Unicop, che era di Riina, Nuvoletta e Lubrano, l’abbiamo assorbita noi, così come abbiamo assorbito tutti i centri AIMA e tutte le associazioni che operavano in questo consorzio tra Salerno, Napoli e Caserta. Erano tutte controllate. Ad esempio, una la gestivo io, un’altra mio cugino Sandokan, un’altra De Falco, un’altra Bidognetti. Bidognetti, in effetti, è passato nei vertici proprio per la faccenda dell’immondizia, perché prima era un po’ in disgrazia. C’era tutto un complesso affaristico esteso a tutti i livelli e a tutti i settori. Noi, per esempio, “facevamo” i sindaci.

PRESIDENTE. Dove?

CARMINE SCHIAVONE. In tutti i 106 comuni della provincia di Caserta. Noi facevamo i sindaci, di qualunque colore fossero. C’è la prova… Io, ad esempio, avevo la zona di Villa Literno e sono stato io a fare eleggere il sindaco. Prima il sindaco era socialista e noi eravamo democristiani. Dopo la guerra con i Bardellino… Ci avrebbe fatto piacere anche se fosse rimasto socialista, perché era la stessa cosa. Per esempio, a Frignano avevamo i comunisti. A noi importava non il colore ma solo i soldi, perché c’era un’uscita di 2 miliardi e mezzo al mese.
Posso raccontare un aneddoto, anche perché è già stato verbalizzato ed i protagonisti sono agli arresti, tranquilli. A Villa Literno, che era di mia competenza, ho “fatto” io stesso l’amministrazione comunale. Abbiamo candidato determinate persone al di fuori di ogni sospetto, persone con parvenze pulite ed abbiamo fatto eleggere dieci consiglieri, mentre prima ne prendevano tre o quattro. Un seggio lo hanno preso i repubblicani, otto i socialisti ed uno i comunisti (un certo Fabozzo). La sera li abbiamo riuniti e ne mancava uno. Io li ho riuniti e ho detto loro: “tu fai il sindaco, tu fai l’assessore” e via di questo passo. Mi hanno detto: “ma manca un consigliere per avere la maggioranza”. All’epoca c’era Zorro, il quale era capo zona e dipendeva da me; ho detto: “andate a prendere Enrico Fabozzo e lo facciamo diventare democristiano”. Infatti, lo facemmo assessore al personale. La sera era comunista e la mattina dopo diventò democristiano.
E’ così che si facevano le amministrazioni. Il patto era che gli affari fino a 100 milioni li gestiva il comune, oltre i 100 milioni, con i consorzi, ci portavano l’elenco dei lavori e noi li assegnavamo. Ai comuni dicevamo che sui grandi lavori edili avrebbero trattato direttamente con noi al 2,50 per cento. C’era una tariffa: 5 per cento sulle opere di costruzione e 10 per cento sulle opere stradali. Perché le strade si debbono rifare ogni anno? Perché non venivano fatte bene, perché se il capitolato stabiliva che vi dovessero essere sei centimetri di asfalto, in realtà ne venivano messi tre, perché il cemento utilizzato non era quello previsto, e così via. Il sistema generale era così. Speriamo che cambi.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania. Può dirci qualcosa in più a tale proposito? Conosce società…

CARMINE SCHIAV0NE. No. So solo che questi fanghi arrivavano in cassette di piombo da 50, un po’ lunghe. Qualcuno me lo ha spiegato, anche perché non andavo certo a vedere l’immondizia di notte. C’erano i ragazzi che controllavano la zona. Avevamo creato un sistema di tipo militare, con ragazzi incensurati, muniti di regolare porto d’armi, che giravano in macchina. Vi erano persone addette ai controlli alle macchine. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza e della polizia. Ci prepa­ravano anche le macchine a doppione… Ognuno aveva un suo reparto presta­bilito. Il settore dell’immondizia, invece, era gestito, come riscossione soldi, dall’avvocato Chianese, il quale era il coordinatore a livello un po’ massonico, un po’ politico…

PRESIDENTE. Che significa “un po’ massonico, un po’ politico”?

CARMINE SCHIAVONE. Parecchi avevano il grembiulino, vecchi grembiuli…
Coordinatore dell’avvocato Chianese era Cerci Gaetano, il quale era geometra.

PRESIDENTE. A livello di struttura piramidale, Cerci era superiore a Chianese?

CARMINE SCHIAVONE. No. Era Chianese il boss dei boss in quel settore. Cerci era alle dipendenze di Chianese e raccoglieva i soldi; nella zona di influenza del clan dei Casalesi, dirigeva il reparto immondizia
per conto del clan.

PRESIDENTE. Vorrei ritornare sulla vicenda delle cassette contenenti fanghi radioattivi. Lei sa dove sono state messe queste cassette?

CARMINE SCHIAVONE. Penso che siano state messe nel terreno di Noviello.

PRESIDENTE. …sul quale lei ha condotto, per un sopralluogo, l’autorità giudiziaria.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, sul terreno di Noviello, dietro il terreno di Peppe Natale, il primo terreno dietro il campo sportivo; poi ce ne è un altro dove ora è stato costruito un deposito di materiale edile, di cui una parte era della chiesa. Il terreno poi fu venduto. Infatti, quel ragazzo, il figlio dell’avvocato Letizia, che era onesto, capì…

PRESIDENTE. Lei ha portato in tutti questi posti l’autorità giudiziaria…

CARMINE SCHIAVONE. Qui è presente un signore che c’è stato.

PRESIDENTE. Sì, ma noi vorremmo capire.

CARMINE SCHIAVONE. Siamo andati sia con la macchina, un Fiorino della scientifica, sia con l’elicottero; hanno fatto le riprese fotografiche e ci siamo andati anche a piedi sopra.

PRESIDENTE. Lei ha la quasi certezza che in questi posti siano stati seppelliti… Conosce tutti i posti in cui sono avvenuti interramenti di questo genere?

CARMINE SCHIAVONE. No, non li ricordo tutti.

PRESIDENTE. Quindi, vi possono essere stati tanti altri posti.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, sì. Nella zona di Parete, a Casapesenna… Io mi interessavo di Casale, Villa Literno, fin sotto Aversa, Teverola, vicino ali’Indesit…

PRESIDENTE. Chi conosce gli altri luoghi in cui possono essere stati seppelliti illegalmente rifiuti radioattivi?

CARMINE SCHIAVONE. L’avvocato Chianese conosce tutte le dislocazioni. Cipriano Chianese di Parete le conosce tutte. Quest’uomo è avvocato ed è iscritto all’ordine degli avvocati di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere; in più, aveva la discarica a Parete e poi era socio con un’altra persona di Aversa, il cui nome, che in questo momento non ricordo, risulta comunque a verbale. Sono tutti verbalizzati.

PRESIDENTE. Lei ci ha dato un’idea dell’area in cui si svolgevano tutte queste attività criminali. Poiché recentemente abbiamo effettuato alcuni sopralluoghi su discariche nell’area salernitana, vorremmo sapere se lei è a conoscenza di luoghi in cui siano avvenuti smaltimenti di rifiuti tossici e pericolosi in detta area, magari realizzati per conto di Alfieri .

CARMINE SCHIAVONE. Può anche darsi che, attraverso noi, Alfieri si scaricava… Però quella è la zona di Alfieri. Io so che lì ci sono le discariche e che sono state scavate le cave per realizzare le sopraelevate; anche lì, fare la superstrada, i Regi Lagni od altro era una sola cosa. Anche le loro discariche furono automaticamente riempite, ma non da noi o, meglio, non so se da noi. Fino al 1991-inizio 1992 a noi scaricavano tra la zona di Latina fino a Benevento. Avevamo ancora le cave di sabbia, parecchie delle quali erano in via di esaurimento, che potevano ancora essere riempite. Quando abbiamo fatto il giro in elicottero si è verificata una “scena”, nel senso che abbiamo visto un camion che stava scaricando e che poi è scappato. Insomma, c’erano cave non ancora sistematicamente piene, perché il territorio è vastissimo; in più, non è che per scavare si andasse a prendere uno che avesse mille metri di terra: ne doveva avere almeno 7-10 mila. Con una profondità di 25 metri, si trattava di 250 mila metri cubi di terreno da estrarre e, quindi, di 250 mila metri cubi di immondizia da poter sistemare (forse 200 mila, visto che altri 50 mila erano occupati dalla terra usata per ricoprire). Addirittura, ci sono cave rialzate di 4-5 metri, nella zona della “Casarella”. Sono stati anche fatti rilievi.

PRESIDENTE. Le risulta che nella discarica di Battipaglia siano stati riversati rifiuti tossici da parte del clan dei Casalesi o di clan in contatto con quest’ultimo?

CARMINE SCHIAVONE. Non lo so. Però, è possibile, visto che il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli, a loro, se la gente moriva o non moriva? L’essenziale era il business. So per esperienza che, fino al 1992, la zona del sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall’Italia.

PRESIDENTE. Sulla Puglia cosa sa?

CARMINE SCHIAVONE. Anche sulla Puglia parlavamo; c’erano discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori, in base ai discorsi che facevamo negli anni fino al 1990-1991.

PRESIDENTE. In quali aree della Puglia, a sua conoscenza?

CARMINE SCHIAVONE. A mia conoscenza personale, nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e di Foggia.

PRESIDENTE. Non si ricorda località più precise?

CARMINE SCHIAVONE. No, era un discorso “accademico” interno che facevamo, dicendo: mica siamo solo noi, lo fanno tutti quanti.

PRESIDENTE. Chi operava in Puglia?

CARMINE SCHIAVONE. In effetti, in Puglia, la Sacra corona unita non è mai stata nessuno; era sorta inizialmente insieme al gruppo della NCO di Cutolo e poi fu staccata. C’erano gruppi che operavano con noi e con i siciliani. Nel brindisino operavano un certo Bicicletta, un certo D’Onofrio che stava con Pietro Vernengo, il suo capo zona; con me operavano un certo Tonino ‘o zingaro e Lucio Di Donna, che era di Lecce: si occupavano delle sigarette. C’erano anche il gruppo di Michele Zaza, che poi è morto, i nipoti, i Mazzorelli: le sigarette venivano messe nei depositi in Albania. Ho caricato armi in Albania già in quegli anni, attraverso i contrabbandieri che stavano con noi; Tonino ‘o zingaro era il capo di un gruppo ed io comprai anche la quota di una nave, sempre con il clan. Quindi, ci poteva essere chiunque, perché una parte lavorava con i calabresi per la droga in Puglia, una parte lavorava con noi….

PRESIDENTE. La parte che lavorava con voi trattava sigarette ed armi?

CARMINE SCHIAVONE. Sigarette e armi ma facevano anche droga. Per esempio, la droga la facevano con il gruppo dei Mazzorelli, in effetti con il gruppo di Michele Zaza; c’era anche il nipote, Ciruzzo, o’ Scillone. Operavano sulla zona.

PRESIDENTE. I vostri rapporti con la Calabria e con la Sicilia?

CARMINE SCHIAVONE. Stavamo bene con la Calabria e con la Sicilia, in particolare con qualche gruppo calabrese, quelli contrari ai De Stefano. Eravamo contro De Stefano perché era stato l’istigatore di Raffaele Cutolo, lo aveva punto nel manicomio di Napoli, a Sant’Efemo e gli aveva messo in testa strane idee. Stavamo bene con una parte dei siciliani: ho avuto un incontro con Mariano Agate e Pippo Bono nel carcere di Trapani nel 1984; poi quando sono venuto per fare il processo nel 1985 ci parlavo. Mariano Agate e Pippo Bono cercavano, già all’epoca, di fare la pace con noi perché erano vicini al gruppo di Ri ina e poi anche con i Nuvoletta: noi dicevamo che era impossibile perché all’epoca Bardellino aveva ammazzato il fratello, per cui c’era una guerra in atto.

PRESIDENTE. Tornando alla nostra materia, sa se questi collegamenti hanno fatto sì che si utilizzassero parti della Calabria e della Sicilia per lo smaltimento illegale di rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. A voce lo so; erano tutte le zone, come vi ho detto poc’anzi. Tutti i clan, tutte le associazioni criminali erano interessate, perché si trattava di decine di miliardi all’anno nel libro mastro. In più c’era chi gestiva questa attività ed aveva il suo tornaconto personale di nascosto dal clan; tutti lo facevano, pure io scavavo nel terreno ed avevo un certo tornaconto perché i terreni li compravo io. Ci hanno rubato anche dopo, ci davano 100 milioni al mese.

PRESIDENTE. Domando a lei che era l’amministratore: quanto valeva complessivamente il business dei rifiuti, per i Casalesi, in tutto il periodo che lei conosce? Quanti soldi sono entrati in cassa dalla partita rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Per quanto ne so, dal 1990 2-3 miliardi.

PRESIDENTE. Così poco?

CARMINE SCHIAVONE. Ma nella cassa comune, con la quale si pagava il mensile, non nelle casse private. C’è qualche latitante che ha ancora le valigie piene di soldi, le ho viste io stesso; sono soldi fatti con i rifiuti e con altre attività, di nascosto.
Ho fatto sequestrare allo Stato 2.200 miliardi, e penso che sono ancora pochi, i conti non tornano. Ci sono anche proprietà all’estero che non si possono sequestrare, per esempio in Brasile; in Spagna, De Falco, che era un nostro capo zona per la droga, è stato liberato con una cauzione di 60 mila pesos. Ci sono proprietà in Germania, in Francia; quelle in Italia, le ho indicate per quanto mi potevo ricordare e ho fatto sequestrare anche le mie proprietà “sporche”.

PRESIDENTE. Lei è a conoscenza dello smaltimento di rifiuti pericolosi attraverso navi che venivano fatte affondare per riscuotere anche il premio assicurativo? Il clan dei Casalesi non è mai stato coinvolto in
questa attività?

CARMINE SCHIAVONE. Questo fatto, per quanto riguarda le assicurazioni, non lo so.

PRESIDENTE. Lei non ha mai sentito parlare della nave Rigel e di Giorgio Comerio?

CARMINE SCHIAVONE. No; anche se ne ho sentito parlare, ormai è passato molto tempo. Adesso conduco una vita diversa, man mano la memoria passa; non ho la mente di quelli che ricordano le cose dopo quindici anni. Purtroppo, il tempo passa. Vede che belle mani? Sono tornato alle origini.

PRESIDENTE. Non ha mai sentito parlare di traffici di rifiuti con le navi?

CARMINE SCHIAVONE. So che c’erano navi e che qualcuna è stata affondata nel Mediterraneo, però sono ricordi sbiaditi. Ricordo che una volta si parlò di una nave che portava rifiuti speciali e tossici, scorie nucleari, che venne affondata sulle coste tra la Calabria e la Campania, ma è sempre un discorso che è stato fatto in linea di massima fra noi. Discutevamo anche, per esempio, dopo la caduta del muro di Berlino, sugli investimenti che avevano fatto in Germania est i Bardellino, mentre erano in guerra con noi; avevamo delle notizie a questo riguardo perché avevamo degli appoggi a Francoforte, a Dortmund, a Monaco di Baviera, a Baden-Baden. Sapemmo quindi di questi investimenti, come sapevamo che c’era gente che faceva traffico internazionale di droga e aveva cambiato rotta, facendo passare la droga attraverso la Russia. Sapemmo che altri stavano facendo investimenti in Russia ed anche noi ci stavamo preparando; lo stesso vale per la Romania, dove c’erano già nostri insediamenti attraverso un nostro affiliato che importava prima macchine, poi vitelli e mucche dalla Romania.

PRESIDENTE. Lei prima parlava dei rapporti con l’Albania.

CARMINE SCHIAVONE. In Albania comandavamo noi, mica Hoxha; si pagavano 5 mila lire a cassa per il deposito, 15 mila lire a cassa per la scorta di motovedette militari nelle acque internazionali se si avvicinavano le
motovedette italiane.

PRESIDENTE. Si riferisce al traffico di sigarette?

CARMINE SCHIAVONE. Sigarette ed armi; l’ho già verbalizzato. Ho iniziato con le sigarette: comprammo una nave in disarmo in Olanda (la comprò Tonino ‘o zingaro) e quando mi accorsi che stavano trattando anche droga mi opposi e chiesi la mia quota, per il mio business personale; per gli altri, invece, c’era il gruppo di Michele Zaza, che era collegato con noi. Michele Zaza, nella guerra cutoliana, ci dava 100 milioni al mese perché avevamo gli uomini che lo difendevano: lui pensava solo a fare soldi; investì parecchi miliardi a Santo Domingo con Umberto Ammaturo e Tonino Bardellino, per fare ville e costruzioni; poi Tonino Bardellino li cacciò via tutti e due e si appropriò anche dei loro interessi. In Brasile rimase Mario Iovine, per esempio nella zona di Ipanema. Loro si interessavano principalmente di droga e ci davano una quota, io mi interessavo delle sigarette; poi abbiamo cominciato a caricare armi. Io ho caricato solo una volta un camion attraverso Lucio Di Donna, che aveva grosse influenze a Roma, nel Liechtenstein; si vantava, ma non so quanto fosse vero, di essere molto vicino al Grande oriente d’Italia. C’era anche un mio avvocato civilista, che si chiama Casciara, il quale stava nel giro ma non ne faceva parte, conosceva questa gente. Caricai quindi un camion di armi in Albania attraverso Di Donna.

PRESIDENTE. La nostra Commissione si occupa dei rifiuti: abbiamo capito che in Albania vi erano altri traffici.

CARMINE SCHIAVONE. Se venivano portati rifiuti in Albania, lo facevano forse i pugliesi: a noi non interessava. L’Albania, come il Montenegro, ci serviva come terra di appoggio per i latitanti, oppure per l’attraversamenti di armi ed altre merci.

PRESIDENTE. Tornando ai rifiuti, ci ha già dato uno spaccato della situazione per quanto riguarda le amministrazioni locali e i sindaci del casertano; lei ha anche alluso al fatto che alcuni esponenti politici erano legati in qualche modo alla massoneria…

CARMINE SCHIAVONE. Perché non lasciamo da parte i politici?

PRESIDENTE. Sempre con riferimento al traffico dei rifiuti, vorremmo sapere se il clan dei Casalesi aveva rapporti particolari, per la partita che faceva capo, se ho ben capito, all’avvocato Chianese…

CARMINE SCHIAVONE. C’era pure Nicola Di Muro che si interessava a Santa Maria.

PRESIDENTE. Lei ci ha detto quali erano le società coinvolte ma vorremmo sapere se vi erano rapporti particolari con amministratori, uomini politici.

CARMINE SCHIAVONE. Ho già detto che controllavamo tutti i comuni.

PRESIDENTE. A parte questo, vi erano rapporti con personalità politiche che non fossero sindaci o amministratori locali?

CARMINE SCHIAVONE. Non ricordo; avevamo i sindaci.

PRESIDENTE. Vi bastavano i sindaci?

CARMINE SCHIAVONE. Sì, ci bastava il sindaco. Ogni cittadino italiano ha diritto a un solo voto, anche lei quando va a votare può fare affidamento solo sul suo voto; per avere 20-30 mila voti, o addirittura 50-100 mila voti, uno ha bisogno di tanti amici.

PRESIDENTE. Se sa qualcosa, ce lo dica.

CARMINE SCHIAVONE. Che debbo dire? Ho detto tutto quello che dovevo dire.

PRESIDENTE. Sia più chiaro.

CARMINE SCHIAVONE. Che devo dire più dei sindaci?

ROBERTO NAPOLI. Di quelli che stanno sopra dei sindaci.

CARMINE SCHIAVONE. Non fanno più politica; ammazzare i morti è inutile.

PRESIDENTE. Lei ha messo in connessione la costruzione della superstrada Napoli-Caserta con le opere che si facevano per i Regi Lagni; vi è il sospetto naturale che, rispetto a volumi di affari così rilevanti, ci fossero…

CARMINE SCHIAVONE. Questo non capita solo in Italia; in Germania, un nostro affiliato che aveva 99 società ha costruito l’autostrada da Baden-Baden a Monaco con 27 miliardi in soldi tedeschi. Quindi, non c’è da meravigliarsi, non capita solo in Italia; purtroppo, siamo abituati dai giornali a pensare che gli italiani sono tutti ladri, ma questo capita in Francia, in tutta Europa, non parliamo del Sud America. Forse in Italia c’è più risalto, c’è sempre stata una guerra politica per farsi fuori l’uno con l’altro, per cui questi aspetti si accentuano in televisione, sui giornali.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di morti in senso politico ma, dal punto di vista delle responsabilità, in questo giro di affari che ha seppellito di rifiuti un’intera area della Campania…

CARMINE SCHIAVONE. Non so; ci siamo fermati ai sindaci, li facevamo in tutti i 106 comuni, di qualunque colore. Per esempio, Peppe Della Corte era comunista a Frignano e ci portava l’elenco; mio cugino era democristiano e ci portava l’elenco…

PRESIDENTE. Quando ha parlato di morti politici, a chi alludeva?

CARMINE SCHIAVONE. Ex democristiani, ex socialisti.

PRESIDENTE. Ci indichi qualche esponente politico di rilievo.

CARMINE SCHIAVONE. Erano di tutti i partiti, democristiani, socialisti; parliamo, per esempio, di De Lorenzo, Gava, Scotti, Santonastaso. De Mita fa ancora il politico. Non è che fossero dei clan, che fossero mafiosi; purtroppo ognuno ha un solo voto e per raccogliere tanti voti, soprattutto in certe zone, ci vogliono tante amicizie.

PRESIDENTE. Non facciamo teorie generali: per esempio, nella vicenda che
riguarda da vicino la sua ex attività venne fuori all’epoca il nome di Perrone Capano

CARMINE SCHIAVONE. Mica l’ho fatto io questo nome. Anche Perrone Capano non è più niente, allora era un politico della regione…

GIOVANNI LUBRANO DI RICCO. Della provincia.

CARMINE SCHIAVONE. Sì, della provincia; infatti è nell’elenco. L’ha indicato un altro che lo conosceva personalmente; io ho sentito il suo nome e che stava nel business. L’ho anche verbalizzato, ma sempre perché lo avevo sentito dal clan, mentre l’altro signore di Pianura che lo conosceva, perché manteneva certi rapporti…

PRESIDENTE. Si riferisce alla Di.fra.bi?

CARMINE SCHIAVONE. Sì. Erano rapporti come quelli che manteneva l’avvocato Chianese, ma non solo con Perrone Capano, con tutte le amministrazioni .
Certo che gli unici che non pigliavano soldi erano i comunisti e i
fascisti.

PRESIDENTE. Spesso, in tutta la vicenda dei rifiuti, ha giocato un ruolo che andava a favore degli affari illeciti (ruolo non voluto, almeno auspichiamo) il fatto che intervenivano sentenze di sospensiva dei TAR; lei ci sa dire se questi fatti erano del tutto involontari o se vi era qualche collegamento?

CARMINE SCHIAVANE. Vi ho detto dell’immondizia; non lo so.

PRESIDENTE. A proposito di smaltimento di rifiuti pericolosi, di fanghi tossico-nocivi, la precedente Commissione d’inchiesta ebbe la conferma che erano state scaricate mille tonnellate di fanghi tossici provenienti dall’ACNA di Cengio nella discarica Di.fra.bi di Pianura: ne eravate al corrente, avete avuto qualche ruolo in questa vicenda?

CARMINE SCHIAVONE. Pure a Villaricca abbiamo fatto scaricare 520 fusti tossici, che penso stiano ancora là, in una cava che fu scavata nel terreno, tramite Mimmuccio Ferrara. Durante lo scarico, un autista rimase cieco; facevamo scaricare là attraverso il nostro capo zona che era Mimmo Ferrara.

PRESIDENTE. La discarica Di.fra.bi è vicino a una riserva naturale molto bella, quella degli Astroni: cosa sa di questa vicenda?

CARMINE SCHIAVONE. Non so il fatto specifico ma la Di.fra.bi ci dava i soldi, quindi come scaricava da noi scaricava anche là, perché la Di.fra.bi aveva non solo il suo scarico ma anche terreni abusivi dove scaricare; li aveva anche sulla Domiziana, vicino Varcaturo, dove c’erano delle antiche fosse di sabbia: scaricavano anche là, quindi l’inquinamento riguarda tutta la costiera.

PRESIDENTE. Si riferisce anche al lago di Lucrino?

CARMINE SCHIAVONE. Si, hanno buttato anche dentro al lago di Lucrino.
Il discorso era questo: le cave, che erano aperte da decenni, si sarebbero riempite in uno o due giorni; potevano anche essere 50 ettari ma si sarebbero riempite in due-tre giorni. Oggi leggo sui giornali che all’improvviso le cave sono piene di immondizia: è perché ci sono dei controlli, quelli che non c’erano prima.

PRESIDENTE. La sorgente dei rifiuti era così abbondante che non avevate bisogno di stringere rapporti particolari con società e amministrazioni, oppure curavate questi rapporti? Come è nato il traffico? In Campania arrivavano tanti rifiuti illegali che a un certo punto ve ne siete accorti e avete deciso di lucrarci?

CARMINE SCHIAVONE. Io me ne sono accorto dopo, gli altri se ne erano già accorti. Già scaricavamo un po’ di rifiuti di un paese, come ci aveva chiesto Nicola Di Muro, che era il vicesindaco di Santa Maria ma era il padrone della democrazia cristiana della provincia di Caserta.

PRESIDENTE. Lei ha detto che i rifiuti venivano dall’Italia del nord e dall’Europa: venivano per conto loro o avete svolto anche un ruolo di procacciatori?

CARMINE SCHIAVONE. Non per conto loro, l’avvocato Chianese aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali, entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva i rifiuti industriali, tossici o meno.

PRESIDENTE. Può essere più preciso su questi aspetti: per esempio, a Milano l’emissario dell’avvocato Chianese con chi si col legava?

CARMINE SCHIAVONE. So che lavorava a Milano, Arezzo, Pistoia, Massa Carrara, Santa Croce sull’Arno, La Spezia. Avevano un giro di amicizie, nell’ambito del quale dicevano che si potevano interessare di smaltire i
rifiuti. Lei mi chiede di fare i nomi ma io non li ricordo.

PRESIDENTE. Anche nomi di società, di aziende.

CARMINE SCHIAVONE. Ne ho fatto qualcuno nel passato e sono scritti nei verbali.

PRESIDENTE. Lei ci sta dicendo una cosa precisa: che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.

CARMINE SCHIAVONE. Erano circoli culturali che stavano al nord, al sud, al centro, in tutta Italia e in Europa.

PRESIDENTE. Quindi il traffico era organizzato per far arrivare i rifiuti in Campania, nell’area del casertano?

CARMINE SCHIAVONE. Provvedevamo anche a far lavorare camion della nostra
zona, come troverà nella documentazione che ho portato.

PRESIDENTE. Ci interessa sapere quali erano questi collegamenti precisi, se vi era un’attività che potremmo definire di promotion.

CARMINE SCHIAVONE. Faccio solo un nome: so che Cerci stava molto bene con un signore che si chiama Licio Gelli.

PRESIDENTE. Le rivolgo una domanda alla quale mi può rispondere con un sì o con un no: sulla base della sua esperienza, dietro la vicenda del traffico di rifiuti, in particolare di quelli pericolosi, esiste un’organizzazione che lei conosce fino ad un certo punto e che faceva capo all’avvocato Chianese; ma se lei parla di Licio Gelli ci fa sospettare che questa organizzazione fosse ben orchestrata e vi fosse in qualche modo un settore della massoneria che si occupava di questi affari.

CARMINE SCHIAVONE. Non lo so; questo lo lascio pensare a lei. So che a Milano c’erano delle grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti ma non so chi erano i proprietari.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda i trasporti, chi se ne occupava all’interno dell’organizzazione?

CARMINE SCHIAVONE. Di una parte dei trasporti si occupavano i nostri camion delle province di Caserta e di Napoli; andavano a caricare lassù.

PRESIDENTE. Mandavate i camion ad Arezzo, a Pistoia eccetera?

CARMINE SCHIAVONE. Io, per esempio, avevo un camion mio che caricava a Massa Carrara e a Santa Croce sull’Arno: un 190-38 turbo targato CE 607050.

PRESIDENTE. E’ un singolo camion.

CARMINE SCHIAVONE. Nella documentazione che ho portato c’è un lungo elenco.

PRESIDENTE. Eravate quindi soprattutto voi che mandavate dei camion a
ritirare i rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Li mandavano Cerci, l’avvocato Chianese e la Di.fra.bi.

PRESIDENTE. Li mandavano a ritirare rifiuti nei posti che ci ha indicato, come Santa Croce, Milano, Massa Carrara?

CARMINE SCHIAVONE. Ce n’erano ancora altri; poi c’erano i TIR con targa tedesca che arrivavano dalla Germania, che non sono registrati nella documentazione, perché avevo altri documenti che però sono spariti.

PRESIDENTE. Le risulta che questi camion andavano in un luogo sicuro? Da
chi ritiravano i rifiuti?

CARMINE SCHIAVONE. Per esempio, dalla GIS di Santa Croce sull’Arno; dalle società che sono indicate nella documentazione.

PRESIDENTE. Vorremmo avere un quadro più preciso per quanto riguarda il momento iniziale: i camion indicati nell’elenco…

CARMINE SCHIAVONE. Quelli sono registrati con una delibera, per farli viaggiare tranquilli.

PRESIDENTE. Dove andavano a ritirare i rifiuti? Direttamente nelle indu­strie?

CARMINE SCHIAVONE. Andavano principalmente a ritirarli dalle industrie, oppure in capannoni, ma potevano anche esserci traslochi da un camion all’altro. Questo succedeva a Milano, La Spezia eccetera; per esempio, se a La Spezia una nave scaricava e c’era una parte in eccedenza, si caricava su un camion, eventualmente dentro un un capannone.

PRESIDENTE. Andavate anche dai gestori delle discariche, i quali affidavano a voi rifiuti che avevano preso?

CARMINE SCHIAVONE. Il mercato dei rifiuti in Italia è uno solo e veniva tutto gestito da poche persone. Poi i clan si sono intromessi e hanno detto (come hanno fatto per le strade): noi vi facciamo passare i camion, non ve li distruggiamo, ma ci dovete dare tanto. Poiché era più conveniente dare ai clan che lavorare di nascosto… Ma per poter fare ciò serviva gente che entrasse in queste associazioni culturali, quindi gente intelligente, che studiava.

PRESIDENTE. Lei dice che erano poche le persone che gestivano i rifiuti in Italia. Chi ha in mente?

CARMINE SCHIAVONE. Io? Nessuno, nessuno…

PRESIDENTE. Lei conosce i nomi delle associazioni culturali di cui ci ha parlato più volte e che sono state la leva per entrare, da parte dei clan, nella gestione dei rifiuti, che lei dice essere gestita da poche persone?

CARMINE SCHIAVONE. Una stava ad Aversa, a via Roma.

PRESIDENTE. Ma lei parlava di circoli culturali al di fuori della Campania: in Toscana, in Lombardia.

CARMINE SCHIAVONE. So di quello di Aversa che era collegato, o qualcu­no di Lecce che era collegato, o qualcuno di Napoli che era collegato.

PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare della SIR di Fiorillo, Ugolini e Gava Rosario?

CARMINE SCHIAVONE. No.

PRESIDENTE. E1 al corrente di rapporti tra la camorra, il clan dei Casalesi, e titolari di discariche autorizzate?

CARMINE SCHIAVONE. Sì.

PRESIDENTE. La Di.fra.bi. e basta?

CARMINE SCHIAVONE. No, ce n’era un’altra ad Aversa, che ho verbalizzato.

PRESIDENTE. L’ISMAR le è nota?

CARMINE SCHIAVONE. I nomi a noi non interessavano: a me non interessava la società, interessava la persona che gestiva la società.

PRESIDENTE. Nel rapporto che hanno avuto i Casalesi con la partita rifiuti ha mai saputo di rapporti con associazioni ambientaliste?

CARMINE SCHIAVONE. No.

PRESIDENTE. Prima ha parlato di un confine a nord per le attività dei Casalesi, subentrati ad altre attività, fino a Latina. E la provincia di Frosinone?

CARMINE SCHIAVONE. Frosinone fa parte ancora del sud. Noi intendiamo Cassino…

PRESIDENTE. Quindi, anche la provincia di Frosinone.

CARMINE SCHIAVONE. Sì.

PRESIDENTE. Poiché a suo tempo vi è stata l’attività relativa all’autostrada del Sole, per questa strada non siete arrivati fino a Roma?

CARMINE SCHIAVONE. A Roma avevamo l’attività, avevamo degli appoggi. Prima del 1984, nel 1983, avevamo nostri emissari che erano collegati con Calò. Eravamo la stessa cosa. Eravamo, diciamo, il gruppo di Barbarossa, quello di Michele, c’erano gruppi nostri. Poi, dopo la guerra con i Nuvoletta, alcuni gruppi nostri collegati con i gruppi Alfieri (che era la stessa cosa, era proprio stretto con noi), che ha partecipato anche lui contro i Nuvoletta, gestivano qui a Roma… ma non l’immondizia, bensì altri…

PRESIDENTE. Ha mai sentito nominare la società di trasporti RONA?

CARMINE SCHIAVONE. Chi era il proprietario? Allora io vi posso dire… Chi se le ricorda tutte quelle società? C’erano miliardi di società che sparivano e ricomparivano, scatole cinesi, la sera per la mattina. Una volta all’Eurocem, che importavamo cemento…

PRESIDENTE. Il proprietario della RONA è il Fiorillo che è comparso prima a proposito della SIR.

CARMINE SCHIAVONE. Fiorillo l’ho sentito nominare.

PRESIDENTE. Lei ha fatto molte volte il nome dell’avvocato Cipriano Chianese come il punto di riferimento per tutti questi traffici di rifiuti, e poi anche del geometra Cerci. Per gestire una partita del genere bisogna ricorrere, probabilmente, a società di commercializzazione, a dei professionisti. Lei ha una visione di questo, ci sa dare informazioni su questo, o lo sa solo Chianese?

CARMINE SCHIAVONE. Chianese o Cerci è normale che c’erano… a Cerci non interessava nessuna società di commercializzazione, perché non era titolare di discarica, anche se aveva una cooperativa, una società vicina a lui. Chianese a Parete aveva una società di discarica di immondizia. Però dal commercialista andava tutto ciò che era lecito.

PRESIDENTE. C’erano amministrazioni separate, per così dire.

CARMINE SCHIAVONE. Se a me arriva un camion di rifiuti legalmente, sto a posto, attraverso licenze regionali, provinciali, della Legambiente, di tutto… la porto dal commercialista e automaticamente… e poi riscuoto. Ma dal commercialista non potevo portare ciò che non arrivava fatturato,
che arrivava solo con la bolla e spariva.

PRESIDENTE. Cioè, lei escluderebbe una compartecipazione da parte di studi di commercialisti? Dice che ciò che arrivava dal commercialista era sostanzialmente pulito.

CARMINE SCHIAVONE. Io non escludo niente, però non so quale commercialista si sarebbe prestato con Chianese.

PRESIDENTE. In ogni caso, a lei non risulta.

CARMINE SCHIAVONE. A me… non lo so. Che poi ci sia… A noi non interessava: a noi interessava la sostanza, alla fine del discorso, la sostanza che arrivava nelle casse. Come ho detto, c’erano da pagare tante spese mensilmente, quindi dovevano arrivare i soldi. Poi, in tono accademico discutevamo…

PRESIDENTE. Abbiamo capito. Le risulta che l’avvocato Chianese gestisse la società SETRI, che ha una discarica?

CARMINE SCHIAVONE. Gestiva una società con discarica a Parete.

PRESIDENTE. Non ricorda il nome?

CARMINE SCHIAVONE. No.

PRESIDENTE. SETRI non le dice nulla?

CARMINE SCHIAVONE. Ma Chianese gestiva parecchie società. Anche se può uscire assolto, perché purtroppo in Italia succede tutto questo, succede ancora che escono assolti…

PRESIDENTE. Va bene, grazie.
(Fonte)


PARTE II