venerdì 16 novembre 2012

Il pensiero degli "ultimi" sulla vanità dei politici italiani

Chi secondo voi può governare uno Stato e garantire la salvaguardia del territorio in cui viviamo e del bene comune? Chi può esercitare il potere, per l’uomo e non per una azienda, per il popolo e non per il potere della nazione? Chi può dare parola agli ultimi, a tutte quelle persone che si sentono oppresse dallo Stato e dalla sua logica di profitto? Bersani? Casini? Berlusconi? Fini? Rutelli? Bossi? Centro-dest
ra o centro-sinistra? Secondo voi quali qualità dovrebbero avere i nostri politici e gerarchi per governare? Arroganza, disprezzo per il popolo, indifferenza e ignoranza?

Una qualsiasi persona che lavora all'interno delle istituzioni, dalla carica più bassa a quella più alta, dovrebbe garantire diritti a noi cittadini e dovrebbero sapere di essere dei semplici dipendenti. Per farlo, ovviamente devono essere, prima di tutto, anch’essi cittadini e quindi privi di privilegi. I legislatori dovrebbero dare l’esempio di educazione e di entusiasmo, di lealtà, sincerità e voglia di fare. Dovrebbero avere l’obiettivo di far crescere il paese (non loro stessi) e distribuire le risorse disponibili equamente. Dovrebbero avere quel pizzico di umanità per rinunciare a loro stessi e fare qualcosa di più per la gente che ha scelto il suo candidato tramite l'esercizio del voto. Devono sentire il peso del voto come un macigno. Essendo in democrazia, i cittadini dovrebbero fare la parte attiva per far rispettare i diritti e i doveri. Invece, il cittadino preferisce lavarsene le mani, delegare la sua libertà ad altri. Ma questa è un’altra storia.

Non c’è dubbio che il governante deve essere il più intelligente e il più leale e i cittadini si dovrebbero affidare a chi ha capacità e cuore nello stesso tempo. Coloro che riescono a tracciare un sistema sano, che capiscono gli interessi comuni, che danno esempio sono i nostri gerarchi? Loro si sforzano così tanto per creare una democrazia degna di essere chiamata tale?

Dall’intelligenza e dalla virtù vorrei partire. La mia domanda è se si possono conciliare entrambe in un soggetto che ha il compito di governare un paese. Siamo tutti d’accordo che umanità, dedizione e intelligenza devono essere una componente fondamentale per garantire alla popolazione diritti e sicurezza (per tutti e non per pochi privilegiati). Tutti sappiamo che non è così, almeno per il nostro Paese. Spesso nel mondo odierno fatto di frenesia, forza capitale e libero mercato si vede che chi non ha quella capacità necessaria per “ingannare” l’altro, non riesce ad andare avanti. Il più furbo riesce sempre, l’umile e il più trasparente è fottuto.

La popolazione crede di essere libera e intelligente con un pezzo di carta, chiamata laurea. In molti, oggi sono preparati e istruiti. Più di ieri. Però qualche anno fa c’era la partecipazione, anche dei più umili e ignoranti. Anche i più umili, erano a conoscenza che esisteva un mondo che gli girava intorno e combattevano per i diritti di tutti. Oggi, in molti c’è poca intelligenza perché, anche tra coloro che hanno il pezzo di carta, il mondo gira solo attorno a loro stessi. Usano la loro istruzione per distruggere gli altri. Questa non è intelligenza. In altri, c’è tanta umanità ma poca intelligenza, conoscenza e curiosità . Questa grande umanità, viene schiacciata dall’intelligenza avida, dalla prepotenza dei ricchi e dall’ignoranza di chi ha un pezzo di carta e non sa cosa farci o la "usa" per se stesso. La persona definita intelligente che va a ricoprire le cariche istituzionali, fa di tutto per ingannare la gente. Ho sempre avuto più paura di un ignorante istruito che di un ignorante umile e analfabeta.

Ma si potrà trovare in futuro una persona tanto intelligente quanto virtuosa e umana? Bakunin (1814-1876), nel sul libro “la libertà degli eguali” diceva che i governanti “… se fossero intelligenti ma mancassero di virtù utilizzerebbero il bene pubblico per i propri interessi privati, e se fossero virtuosi ma mancassero di intelligenza la loro buona fede non sarebbe sufficiente a preservare l’interesse pubblico dai loro errori”. Per il filosofo se ci fosse solo intelligenza in un governante, la utilizzerebbe solamente per se stesso. Invece, se a governare andrebbe una persona virtuosa e umile, ci metterebbe il cuore, lavorerebbe giorno e notte, ma ovviamente non basterebbe. Ci vuole anche sapere, anni di studi e approfondimenti per essere in grado di governare. (Capito signorina Minetti!?!)

Quindi, dovremmo avere secondo Bakunin, gente con virtù e intelligenza, per il filosofo “questa condizione non può essere facilmente esaudita”. Siamo tutti a conoscenza che in Italia governano persone insignificanti e mediocri. Le persone che ci guidano sono, oltre che meschine, bugiarde, indifferenti, sono anche ignoranti. Quei pochi intelligenti che sono in parlamento badano ai loro interessi e ai malaffari, seguono le lobby e le direttive dei loro partiti.

La mia domanda è: come si fa a stabilire che una persona sia intelligente o no? Come si fa a stabilire se è una persona di cuore e umana? Quali sono i parametri per stabilirlo? Tutti siamo d’accordo che l’ex Ministra Gelmini era una capra. Poteva essere di bella presenza, fine, pacata, ma sempre capra era. Dinanzi a lei ci sono tante persone più competenti e intelligenti in grado di avere il Ministero dell’Istruzione.

Lei, è entrata in parlamento senza il nostro beneplacito, con una legge elettorale che ha spinto al governo una massa di persone corrotte e ignoranti messe dai partiti e non dal popolo. Messe lì per lavorare per il partito e basta. Infatti, oggi non sentite mai dire un politico “Per li popolo si è fatto questo…”, ma rivendicano sempre prima la posizione del partito “Noi abbiamo fatto…”, “il nostro partito è …” come se i partiti ci stessero facendo un favore. Enrico Berlinguer molto tempo fa aveva denunciato questa situazione. “I partiti hanno occupato tutte le istituzioni - diceva il segretario del PCI – a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali. E il risultato è drammatico. Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica”.

Se torniamo a dare la parola agli elettori cosa succederebbe? Ci sarebbero persone virtuose e intelligenti a governare? Qualcuno in più sicuramente ma la corruzione, i clientelismi, le lobby e i cittadini indifferenti porterebbero al governo persone di cui ne possiamo fare a meno. Insomma, ci sarebbero sempre gli stessi nelle istituzioni.

Ovviamente la colpa di tale deficienza è anche nostra. Tutti noi cresciamo in questa società ma se non impariamo a seminare e raccogliere in prima persona i valori scritti nella nostra Costituzione, a cambiare noi stessi e titare fuori le palle, tutto diventa come è oggi: statico e corrotto. Allora, se iniziassimo a mettere in gioco noi stessi e il nostro carattere si può cambiare davvero. Io non ho mai creduto alle persone che dicono: “io sono fatto così” oppure “purtroppo è così..” Bisogna iniziare a pretendere che le persone più “intelligenti e capaci” di noi ci diano quella spinta che noi vogliamo. Bisogna imparare e pretendere che non sono i nostri parenti le persone più brave. Davanti a me ci sono tantissime persone che spiccano in intelligenza. Ecco, io voglio quelle, non voglio capre. Io voglio che chi mi governi mi garantisca i diritti fondamentali e che sappia trovare le soluzioni e lasci a me la libertà.

Poiché la maggior parte della popolazione è occupata nel lavoro quotidianamente, bombardata dai mass media e dalla televisione, non ha tempo libero o non è stata abituata a pensare agli affari del paese. E’ talmente stordita da altre stronzate che non sa autogovernarsi e accetta di essere uno schiavo del sistema. La maggior parte delle persone crede che sia una cosa accettabile lavorare per ben otto ore in una catena di montaggio, per me è una follia.E' una barbarie. Si meravigliano se ci scappa il morto. Il popolo oltre a lavorare, ha diritto di partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Ha diritto ad avere il tempo libero per questo.

Un altro aspetto fondamentale per cambiare sono le nuove generazioni. Non sto dicendo una novità. Tutti guardano alle nuove generazioni con speranza. Anche l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con la sua rete di informazione, ha puntato sulle nuove generazioni per plasmare un intero paese. Non immagino minimamente di plasmare le persone e di seguire la linea del vecchio di Arcore o di De Benedetti. Però puntare sui giovani e sulle nuove generazioni si deve. Come? Regalando loro la libertà. La loro formazione e la loro educazione è fondamentale. Bisogna insegnare non solo a fare 1+1 a scuola, e ciò che è giusto o sbagliato. Sin da bambini bisogna imparare a costruire un proprio pensiero personale e una propria libertà. Bisogna farlo senza intrometterci più di tanto nei loro pensieri. Non devono continuamente fare i nostri errori. Il loro pensierò dovrà essere libero di accogliere tutti i tratti culturali che trovano per la loro strada e di non spaventarsi della “diversità”. Bisogna educare i giovani a dare e non chiedere nulla in cambio. Le generazioni passate ormai hanno fallito. Mettetevi una mano sulla coscienza ed educate i vostri figli in modo diverso. Il grande Gaber diceva: “Non insegnate ai bambini non insegnate la vostra morale è così stanca e malata, potrebbe far male (…) non indicate per lorouna via conosciuta ma se proprio volete, insegnate soltanto la magia della vita (…)Non insegnate ai bambini non divulgate illusioni sociali non gli riempite il futuro di vecchi ideali l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura”. Solo così potranno aprirsi al mondo e abbandonare questa partre d' Italia chiusa, corrotta e malata.

Oggi non c’è speranza. Qualsiasi persona che sale al potere si fa corrompere dal tentazioni, ambizioni, rivalità, gelosie, contro le quali né intelligenza né virtù possono prevalere… ma se questa popolazione prende coscienza di se, e se si porta in una sorta di “via di rivoluzionamento” o come cavolo la volete chiamarla voi, inizia a capire che esiste un mondo migliore e si rendono protagonisti veri del cambiamento, qualcosa davvero potrebbe succedere. Abbiamo un potere impressionante tra le mani. Iniziando a capire che tutti possono pretendere un’Italia migliore, in un attimo si può rendere illegittima una persona senza virtù e intellgienza. Si può mandare a quel paese un gerarca che non adempie ai suoi doveri, non che gli sono stati conferiti, ma che NOI gli abbiamo conferito. Dunque, è la gente che lascia stare che accetta questo dipo di mafia. Sono gli italiani che non sono in grado di reagire per pigrizia o perchè non sono in grado di farlo.

Secondo la legge il popolo è sovrano, ma non lo è stato mai nei fatti. Anche se si vuol credere alla democrazia fatta da persone che sono da venti anni sedute a riscaldare le poltrone del parlamento, non è ammissibile che la maggioranza di essi siano indagati e condannati. Poiché anch'essi sono cittadini come noi e dovrebbero essere uguali a noi, non dovrebbero avere tutti quei privilegi che hanno. Anzi, lo dovrebbero capire spontaneamente. Noi, comuni cittadini facciamo politica gratuitamente. Io vi sto parlando senza pretendere nulla in cambio. Dal basso ognuno fa militanza politica gratuitamente. Ed è dal basso che sono nati i veri cambiamenti, non dalle loro poltrone. Non dico che anche loro dovrebbero farlo gratuitamente, ma almeno dovrebbero lavorare per la gente e non per le loro tasche. Ognuno di noi si reca sul posto di lavoro con il proprio automezzo. Non vedo perché dei dipendenti pubblici, quali sono i nostri parlamentari, dovrebbero avere le cosiddette “auto blu” con l’autista incorporato. Non si devono ridurre, si devono eliminare. Almeno che non si tratti di Ministri o affari importanti. Se uno di noi, piccolo comune mortale, fa ritardo sul posto di lavoro per colpa del traffico, viene cazziato, se gli dice bene. Loro, durante le votazioni ( anche importanti) accumulano ritardi su ritardi, nonostante l’auto blu che li aspetta sotto casa. Lo fanno solo per vanità, non c’è altra spiegazione.

Una persona intelligente e moralemnte umana non dovrebbe richiedere i privilegi. Dovrebbe dare l’esempio. Un parlamentare dovrebbe sentire il peso del voto e della responsabilità. Invece, pretendono anche il voto. Se loro non riconoscono i diritti del popolo sovrano, perché io dovrei riconoscere loro come governanti o guide intellettuali e morali?

In poche parole, per le elezioni o estrazioni a sorte, perché un ULTIMO dovrebbe andare a votare? Che senso ha votare se le facce sono sempre le stesse? Che senso ha dare loro legittimazione ancora un'altra volta? Che senso ha votare sempre il meno peggio? Che senso ha votare una coalizione e poi, una volta incassato il voto, si comportano diversamente da come ti avevano giurato? Che senso ha votare sempre le stesse facce da cazzo che non hanno mai pensato ai diritti degli ultimi?

"La libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero." Diceva Sandro Pertini. Un uomo disoccupato, sfrattato, disorientato, licenziato, cassintegrato, ridotto in povertà, può chiamare equa una manovra? Per un uomo da mille euro al mese 50 euro valgono tanto, per uno che guadagna molto di più, 5mila euro non sono nulla. Riuscirebbe lo stesso a farsi vacanze ultralussuose. Per gli “ultimi” che senso ha votare?

Madre terra Fratello clandestino

lunedì 12 novembre 2012

IL MURO



Il muro

Ieri mi è capitato di andare sulla pagina del ministro Giulio Terzi ed ho trovato un post in cui si ricordava l’evento della caduta del muro di Berlino. Ho lasciato un mio commento e sono uscita augurandogli buona domenica.
Nella mente, però, un cassetto della memoria si è aperto su un altro evento importante capitato anni fa nella mia classe. Quell’anno insegnavo in una quarta della scuola primaria e la mattina il Dirigente scolastico mi aveva annunciato che durante la giornata sarebbe arrivata una collega tedesca che stava facendo delle ricerche sui metodi di studio nelle scuole italiane. Quel giorno ricorreva l’anniversario della caduta del muro di Berlino e decisi che avrei fatto una lezione su quell’argomento. Non mi preoccupai delle modalità da mettere in atto, anche perché il mio mestiere lo conoscevo molto bene, e decisi che avrei fatto un brain storming proprio sulla parola "muro".
Non vi voglio raccontare come si conduce un brain storming e quali strumenti sono attivati, vi dico solo che la lezione fu condotta tutta in inglese (la collega non conosceva l’Italiano) e i ragazzi accettarono di buon grado le difficoltà che avrebbero trovato, amavano le sfide, li faceva sentire grandi e forti. Erano  allenati al metodo e quando alla lavagna scrissi : What are the meanings of the word wall? In turn, you come to write your thoughts .Don’t worry about what you’ll write. Are accepted all opinions.
In classe si fece immediatamente un grande silenzio, quando i ragazzi pensano, non vanno disturbati. Sapevano che non potevano ripetere uno stesso pensiero, invece, potevano scrivere vicino “condivido”. Nel giro di mezz’ora riuscirono ad accordarsi e cominciarono a riflettere sui significati emersi cercandone un’applicazione  riferita a se stessi, sinceramente mi stupirono, perché della parola erano stati capaci di cogliere diversi punti di vista, ve ne riporto solo alcuni:
-         il muro di una casa (protezione, calore, sicurezza, famiglia)
-         il muro come confine tra due stati (rispetto dell’identità nazionale e culturale)
-         il muro che divide due persone (intolleranza, egoismo, sopraffazione, pensiero rigido, inflessibilità, chiusura).
Furono questi i significati che li guidarono poi nello studio storico di quel muro, ma la sopresa più grande per la collega fu, quando qualcuno affermò che in classe anche loro ripetevano gli stessi errori degli adulti, soprattutto nella mancanza di comprensione verso i più deboli, verso cui spesso e volentieri alzavano un muro difficile da abbattere specie quando ci si sente superiore e questa superiorità la fai sentire.
Questo bel ricordo se lo confronto con la realtà di oggi ho la certezza che l’unico significato rimasto, è quello della divisione e non credo di esagerare, anche se tutti parlano di unione. Nel momento in cui lo affermano, si comportano agendo diversamente, rifiutandosi di accettare sia il punto di vista degli altri, sia il rispetto per la libertà degli altri e imponendo solo la propria visione della realtà.
Ahimè, che peccato che questi adulti sono gli stessi che rovineranno quegli splendidi ragazzi di allora!  Chissà, forse qualche volta le cose belle restano per sempre, soprattutto se hanno donato modelli di una vita insieme dove si stava bene tutti.

giovedì 8 novembre 2012

- lavoratori + F35. Il Senato approva!

- lavoratori + F35.
Il Senato approva!
L'ammiraglio Di Paola ringrazia i senatori con ironia: "Mi auguro che nella prossima legislatura scriviate un bel Libro Bianco sulla Difesa. Ne avete parlato tante volte ma non l'avete mai fatto."

Oggi su famigliacristiana.it
di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

Meno lavoratori, più F35: il Senato approva. Martedì il Senato ha autorizzato i generali a tagliare i posti di lavoro per comprare i tanto discussi aerei. In un'aula particolarmente rumorosa e disinteressata, 252 senatori contro 12 hanno approvato una legge che affida al prossimo governo il potere di riorganizzare le forze armate.

Intervenendo nel dibattito, il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, ha ribadito che si tratta di una semplice "revisione in senso riduttivo" e non di un nuovo modello di difesa. Infatti, nonostante tutto quello che sta succedendo nel mondo, questa "riforma" è stata fatta proprio con l'obiettivo che nulla cambi. I vertici militari di questo nostro paese vogliono continuare a comprare armi sempre più moderne e sofisticate e siccome sono costosissime e non ci sono più soldi tagliano il personale.

Così, invece di approfittare della crisi finanziaria per fare una vera riforma motivata da una coerente analisi geopolitica e dalla definizione del ruolo dell'Italia, il Senato ha preferito cedere. Così per altri 12 anni continueremo a buttare un sacco di soldi (in totale più di 230 miliardi di euro) per tenere in piedi un apparato militare un po' più piccolo ma ugualmente anacronistico. Il paese non ce la fa più, milioni di persone e di famiglie non ce la fanno più, si tagliano i servizi alla persona e agli enti locali che li devono fornire ma i soldi per comprare armi e per soddisfare le ambizioni dei nostri generali non mancheranno.

Non stiamo parlando di armi qualsiasi. Parliamo degli F35, parliamo di armi da guerra ad alta intensità che nulla hanno a che fare con l'articolo 11 della nostra Costituzione e men che meno con le missioni di pace a cui potremmo partecipare nel rispetto della Carta delle Nazioni Unite. Ma chi l'ha detto che l'Italia ha davvero bisogno di quelle armi! Chi e quando ha stabilito che ci dobbiamo organizzare per andare a fare la guerra in giro per il mondo? E visto che gli italiani sono sempre meno propensi a farsi coinvolgere in altre guerre, che senso ha buttare tutti questi soldi in armi? E ancora: perché si sono definiti precisi obiettivi di riduzione del personale militare e civile e non si è definita la revisione di nessuno dei 71 programmi di armamento avviati da dieci anni a questa parte? (...)

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Flavio Lotti, Coordinatore Nazionale della Tavola della pace

Perugia, 8 novembre 2012